“Non mi piace il tricolore perché non mi piace questo Stato”

Barbara Mingardi, assessore ai Servizi sociali, non è pentita di essersi iscritta al gruppo su Facebook «Io il tricolore lo uso così», con la bandiera italiana rappresentata come un rotolo di carta igienica. «Non mi piace questa nazione e i suoi silenzi su piazza Fontana, sulla strage di Ustica e quella di Bologna»

Barbara Mingardi assessore ai servizi sociali di MalnateBarbara Mingardi ha 45 anni, due figli, ha studiato lingue, ha fondato una squadra di hockey su ghiaccio femminile ed è una leghista convinta da almeno 25 anni. Assessore ai Servizi sociali del comune di Malnate, ha passato una vita nella sezione del Carroccio, con una devozione totale al Senatùr e “un’allergia” conclamata al tricolore nazionale e all’inno di Mameli. Un’avversione così sentita, da iscriversi al gruppo su Facebook «Io il tricolore lo uso così», con la bandiera italiana rappresentata come un rotolo di carta igienica. Sul popolare social network è comparso il 3 marzo scorso anche un suo commento: «Il tricolore non lo vorrei vedere nemmeno in bagno, non vorrei mi venisse la caghetta per tutta la vita, meglio abolirlo e basta». Parole che hanno infuocato l’ultimo consiglio comunale, scatenando  la protesta dell’opposizione.
Assessore, se tornasse indietro lo riscriverebbe quel commento?
«Certo, lo riscriverei 50 volte così. Mi dispiace solo di avere messo in imbarazzo la mia maggioranza e poi siccome, come dicono a Napoli,  “tengo famiglia” mi hanno fatto male alcuni commenti violenti comparsi su Facebook. Comunque in quel post esprimevo una posizione personale, non pubblica».
Ma non le piace proprio il tricolore?
«Non è che non mi piace, è che non mi piace questa nazione. Non mi piacciono i silenzi su piazza Fontana, sulla strage di Ustica e quella di Bologna».
Che c’entra?
«C’entra eccome. Io non mi riconosco in questo Stato nazione perché non mi piace la sua impostazione. Ecco perché quando vedo il tricolore e sento l’inno di Mameli non mi batte forte il cuore e non mi viene la pelle d’oca».
E se al posto del tricolore ci fosse il sole delle Alpi?
«Non è una questione di forma, non è il tricolore in quanto tale. Mio nonno era un bersagliere ed è morto in guerra, io sono di origine umbra ed emiliana e sono cresciuta in un ambiente di sinistra. Verserei il mio sangue, ma non per questa patria. Magari, se l’Italia cambiasse questa impostazione fascista…».
Però lei, quando celebra i matrimoni in comune, la indossa la fascia tricolore. Perché?
«Per rispetto dei cittadini e del ruolo, non per me stessa»
Lo sa che il capogruppo del Pd in consiglio comunale ha chiesto la sua "testa", vuole le sue scuse pubbliche e chiede la trasmissione degli atti alla procura per vilipendio alla bandiera nazionale?
«Il suo è un modello Torquemada, da tribunale dell’inquisizione. Se ho offeso qualcuno chiedo scusa, mi assumo tutta la responsabilità. Alla mia maggioranza dico che sono splendidi compagni di viaggio. Per quanto riguarda la procura mi dispiace che il reato sia stato depenalizzato, perché io lavoro tanto per la mia città. Un po’ di riposo mi sarebbe servito».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 03 Maggio 2010
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