Binelli: “È la grande distribuzione che uccide il latte”

«Le tre aziende agricole di Busto Arsizio non sono state abbandonate». Il presidente della cooperativa Latte Varese spiega le ragioni di una scelta in cui la solidarietà non c'entra nulla

(foto, da destra: Fabio Binelli, Bruno Specchiarelli, assessore all'Agricoltura della Provincia di Varese,  Carlo Crosti, direttore vendite cooperativa Latte Varese) «Sul piano umano mi dispiace, ma lo scopo della nostra cooperativa è garantire la sopravvivenza ai soci. E noi lo facciamo da tredici anni, con fatica, senza aiuti pubblici, solo con qualche pacca sulla spalla». Il dispiacere di Fabio Binelli, presidente della cooperativa agricola Latte Varese, è riferito alle tre aziende agricole di Busto Arsizio alle quali la cooperativa varesina da aprile non ha potuto più garantire il ritiro del latte.  «Conferivano il latte alla cooperativa Lombarda, legata ai cobas e  posta sotto sequestro dalla magistratura – racconta Binelli -. E così si sono ritrovate in una situazione disperata. Il problema per noi era duplice, perché distavano moltissimo dal più vicino dei nostri soci, che sta a Besnate, con un aggravio di percorrenze e un costo di trasporto altissimo, non giustificato dal quantitativo di latte che tra l’altro non era necessario alla nostra cooperativa, al punto da determinare delle perdite. Quindi, noi non abbiamo mai abbandonato nessuno, siamo sempre stati molto chiari con le tre aziende. Abbiamo accolto la richiesta di Specchiarelli che ci ha chiesto un favore, che non era ulteriormente sostenibile».
Anche se dell’importanza della solidarietà nel mercato ne parla Papa Benedetto XVI nella sua enciclica Caritas in Veritate,  applicare il concetto nella realtà economica  non è poi così facile. «Stare sul mercato oggi – continua Binelli –  significa fare i conti con la grande distribuzione che esce con marchio proprio al pubblico a 0,69 euro al litro. Il nostro prezzo è di 0,331 euro al litro, poi bisogna ricomprendere la raccolta, la pastorizzazione, la confezione e la distribuzione. I prezzi non remunerano in modo adeguato il lavoro degli allevatori».
La cooperativa agricola Latte Varese è nata nel 1933, ritira 7 milioni e mezzo di litri di latte dai soci allevatori della provincia di Varese: 5 milioni di litri vengono venduti, i due milioni rimanenti sono ceduti come latte sfuso ai caseifici  e ritrasformati in gorgonzola. Il fatturato è di  9 milioni e mezzo di euro. È una delle realtà pubbliche più piccole del settore, insieme a Magenta (ma è un privato), di tutto il Nord Italia.
Rimanere piccoli è stata una scelta in controtendenza. Antonio Baietta, presidente della Santangiolina latte, la holding  del latte che ha teso la mano ai tre produttori bustocchi, contesta proprio il “nanismo” che non darebbe alla cooperativa agricola Latte Varese una prospettiva economica adeguata. «Baietta è il sostenitore delle macro cooperative – conclude Binelli -. Prima della Santangiolina è stato al vertice di Colavev Valtellina che è fallita e il cui marchio è stato acquisito da due realtà che sono grandi più o meno come noi. Nel nostro piccolo noi garantiamo qualità controllata e una discreta diversificazione di prodotto. Non sempre, quindi, grande è bello».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 27 Maggio 2010
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