“Se da grande sarò italiano”

Alle Ville Ponti si parla delle "seconde generazioni" di immigrati con Aldo Bonomi, Andrea Olivero, don Roberto Davanzo, Mario Marazziti e Antonio Russo

se da grande sarò italianoParlano italiano, ascoltano musica rap dall’iPod, vivono ogni giorno insieme ai loro coetanei italiani. Ma ogni anno si ritrovano in fila in Questura per rinnovare il permesso di soggiorno in Italia, insieme ai loro genitori, anche se il loro soggiorno nel nostro Paese a volte è iniziato con la nascita. Sono migliaia i figli di immigrati che sono cresciuti in Italia, ma che non sono ancora italiani in senso pieno, privi della cittadinanza e costretti a vivere "sospesi" tra il Paese d’origine (che a volte non hanno mai visto) e quello di adozione. Alla loro condizione, ma anche, più in generale, al tema della cittadinanza nell’era dele migrazioni e della società globalizzata, è dedicato il convegno "Se da grande sarò italiano", promosso dalle Acli di Varese e ospitato alle Ville Ponti sabato 5 giugno, alle 15.30. L’evento vedrà la partecipazione del sociologo Aldo Bonomi e del presidente nazionale delle Acli Andrea Olivero. A indicare i termini della questione ci saranno anche il responsabile nazionale immigrazione delle Acli Antonio Russo, il direttore della Caritas Ambrosiana don Roberto Davanzo e Mario Marazziti della Comunità di Sant’Egidio. L’iniziativa è organizzata nell’ambito della manifestazione "Le piazze del mondo".

Il tema della cittadinanza è stato al centro del dibattito negli ultimi mesi, grazie alle sollecitazioni che vengono dalla società, ma anche per una rinnovata attenzione della politica: la nostra concezione della cittadinanza è adatta alle condizioni della società multiculturale e globalizzata? I dati sono quelli di fenomeno epocale, ancora tutto da leggere e da studiare nelle sue sfide e potenzialità. Basti pensare che gli studenti stranieri in Italia sono (anno scolastico 2008-2009) oltre 629mila, quasi un decimo del totale, con un incremento annuo di 54mila. E di questi più di un terzo – per la precisione 233mila – sono bambini nati e cresciuti in Italia: persone che nella casella "data d’ingresso in Italia" sul permesso di soggiorno devono mettere la loro data di nascita. Italiani anche per lingua, nella stragrande maggioranza dei casi, ma non di passaporto, perchè rimangono albanesi, peruviani, marocchini. Almeno fino al compimento del diciottesimo anno di età, quando – solo se la loro permanenza nel Belpaese è stata ininterrotta – potranno finalmente ottenere la cittadinanza. Una generazione sospesa, che continua a vedersi trattare in molti casi da straniera (almeno dalle autorità e dagli uffici pubblici), anche se pienamente italiana. Ma conviene veramente a loro e all’Italia?

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 04 Giugno 2010
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