Francescotto: “I tre in conflitto di interessi non dovevano votare”

Il consigliere comunale di Movimento Libero per Malnate critica la mancanza di trasparenza di sindaco e consiglieri in conflitto di interessi, ma difende il Pgt: «Ci potranno essere degli errori ma è stato cambiato proprio poco rispetto al precedente, che a sua volta è stato migliorato»

Fa politica da oltre cinquant’anni. Ha militato nell’Msi (Movimento sociale italiano), quando i reggenti erano i fratelli Luigi e Giannino Bombaglio, e cenato con Giorgio Almirante, capo carismatico di quel movimento, che al ristorante Mariuccia alla Schiranna sentenziò: «Tu, così giovane, non aspirare a fare carriera politica, perché non sei abbastanza figlio di puttana».
Nonostante la fede missina, Gianfranco Francescotto gli credette solo in parte, perché la sua seconda vita, quella politica, l’ha trascorsa e la trascorre ancora oggi sui banchi del consiglio comunale di Malnate «al servizio» del paese dove vive e lavora.
Francescotto ha assistito al "funerale" di Alleanza nazionale, ma non ha partecipato al matrimonio con la Pdl e, dopo la metamorfosi di Fini, svolge la sua attività politica sotto il segno del Movimento Libero per Malnate.

Francescotto, partiamo dall’inizio: è realistico pensare che a scatenare una crisi politica così profonda sia stato il tricolore e il caso Mingardi?

«Io ho condannato le parole di Barbara Mingardi contro il tricolore anche se conosco personalmente lei e la sua famiglia. Tra l’altro mi ha mandato una lettera di scuse, sapendo quanto io sia legato a certi valori. Comunque, quello era solo il pretesto perché la brace della crisi ardeva già da prima. Facendo parte di questo gruppo ho avuto modo di constatare delle divergenze. Gastaldello, ad esempio, si scontrava spesso all’interno della maggioranza».
Cosa pensa rispetto al conflitto di interessi sul Pgt denunciato dall’opposizione?
«Non aver fatto chiarezza è stato un errore politico. I tre personaggi coinvolti in una situazione politico-amministrativa che non gli permetteva di essere al di sopra delle parti dovevano assentarsi al momento della votazione di martedì scorso sul Pgt. Io su questo punto ho espresso tutto il mio dissenso. Avevo detto esplicitamente ai due Damiani (Sandro, il sindaco, e Alessandro, consigliere di maggioranza, ndr) e ad Elia Azzalin di uscire dall’aula. Mi è stato risposto: “Ma poi andiamo in minoranza”».
Qual è il suo giudizio sul Piano di governo del territorio?
«Questo Pgt, che è figlio della Lega, ha dei difetti costituzionali e possono esserci degli errori. Ma va anche detto che è stato cambiato proprio poco rispetto al precedente, che a sua volta è stato migliorato. C’è  solo qualche errore e penso che nell’amministrazione ci fosse l’intenzione di fare cose utili. Io difendo il lavoro fatto in commissione, tra l’altro l’ex assessore Gastaldello ha lavorato giorno e notte. Ho qualche riserva su Monte Morone. Mentre per quanto riguarda la Folla vogliono fare una cosa carina e io ho già esternato tutti i miei dubbi propositivi. Ciò che bisogna evitare è che chi ha comprato quell’area trasgredisca le norme del piano regolatore. Quando Manini era sindaco, in via Grandi permisero la costruzione di un piano in più con una variazione al Prg, perché il costruttore aveva promesso di versare nelle casse dell’amministrazione il 30 % del ricavato della vendita di quel piano, soldi mai visti perché è invenduto. Per non parlare dello scempio di via  Primo Maggio».
La convocazione d’urgenza del consiglio comunale sta facendo discutere molto. Come se ne esce?
«Sassi l’ha dovuta mandar giù. Quest’ultima votazione si doveva fare perché l’altra sera non c’erano le tavole aggiornate. È stata fatta molta confusione perché è stato presentato un plico di osservazioni (la numero 22, ndr) tutte assieme e non è il sistema più giusto. Il Pd voleva evitare di spendere una montagna di soldi in quanto su ogni osservazione andava apposta una marca da bollo da 32 euro. Io che sono abituato alla politica me le sono lette tutte prima».
Nella votazione sulle osservazioni al Pgt la maggioranza è andata sotto per il voto convergente di Pd e Lega nord. Che lettura politica ne dà?
«Hanno spiazzato tutti e non credo che il Pd volesse essere associato alla Lega Nord, però i numeri son numeri e l’opposizione fa il suo mestiere. Anche io rompevo le palle ai santi quando stavo all’opposizione. L’errore è stato porgere l’altra guancia. Io ho un negozio in piazza e sento la gente che parla e si lamenta perché qualche errore di troppo è stato commesso. Quando Barel e Damiani si sono raddoppiati lo stipendio ho avuto con loro una lite furibonda, perché non ho rinunciato a criticare aspramente quella scelta pur riconoscendo che il comune aveva presentato un buon bilancio. Insomma, siamo andati sotto perché è stata tirata troppo la corda».

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Pubblicato il 17 Giugno 2010
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