“Sono dei razzisti ma non li odio”
Il racconto della ragazza che ha subito insulti razzisti sul bus e che ha denunciato un autista
«Non mi era mai successo di essere insultata per il colore della pelle. Mi sono sentita offesa, ma ho provato anche pena per quelle due persone che sul quel bus, con un bambino in braccio, mi hanno graffiata e mi hanno detto negra di merda». Roberta Dos Santos, 22 anni, ha denunciato chi l’ha insultata, graffiata, sbattuta a terra, presa a pugni: «Perché voglio difendere i miei diritti». (foto: la ragazza a destra, insieme alla madre a sinistra)
Per fortuna, il 10 luglio, sulla linea N, in viale Belforte, non c’erano solo dei razzisti, ma anche qualche brava persona che l’ha aiutata: «Due signori anziani, in particolare, hanno cercato di difendermi».
Roberta ha raccontato la sua storia alla Polizia. Ha sporto denuncia contro ignoti, ma ha anche detto che è in grado di riconoscere i suoi aggressori. E ha una testimone. Ma ascoltiamo il suo racconto: «Ero salita in viale Belforte – racconta – frequento un corso per diventare assistente in una casa di riposo, ho fatto il tirocinio al Molina. Parlavo con un’amica, originaria del Nicaragua, eravamo vicino all’autista, e ci lamentavamo per il caldo, ci chiedevamo come mai non andasse l’aria condizionata. A quel punto è intervenuto un signore che era tra i passeggeri ma che diceva di essere a sua volta un autista. Ci ha detto “la prossima volta se state così male vi mettiamo il tappeto rosso”. Io gli ho detto che stavo parlando con la mia amica e non con lui. Abbiamo un po’ discusso poi lui ha detto che ero una negra di m…. e che dovevo tornarmene al mio paese. Si è rivolto all’autista e gli ha detto di fermarsi e di farmi scendere; mi diceva negra, cretina, e altre offese. A un certo punto -continua Roberta – la donna che era con lui, e che era incinta, si è alzata e mi ha graffiato sul collo. Lui aveva un bambino in braccio, mi ha preso per la coda di cavallo e mi ha sbattuto a terra, infine mi ha dato dei pugni. Lo ha fermato un signore anziano, mentre una donna gli diceva di smetterla perché era un maleducato e un razzista».
Dopo una scena del genere, all’altezza del semaforo del Lazzaretto, sembra incredibile, ma la ragazza racconta che l’autista dei bus (quello che effettivamente guidava) se l’è presa con lei: «Scendi» le ha detto. Umiliata ma non doma, Roberta conferma di aver proseguito fino a Bobbiate. La madre l’ha poi accompagnata al pronto soccorso e in questura per al denuncia. E adesso, che sentimenti prova verso di loro? «Non ho rabbia, i razzisti in realtà penso che siano dei poveri di spirito, perché non sanno com’è fatto il mondo, non hanno girato, credono che la pelle sia importante, e invece tutti sono uguali». Anche l’accusa di venire in Italia a rubare il lavoro brucia a Roberta: «Io sono qui da 10 anni, mia madre da 14 anni e lavora regolarmente. Ho preso il diploma per assistente di casa di riposo, ho studiato, le scelte dalle persone vanno rispettate».
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