Usura ed estorsione ai giocatori di casinò, otto in manette

I carabinieri hanno sgominato due organizzazioni collegate tra loro e accusate di cambiare assegni contro contanti a tassi iperbolici. Gli arrestati risiedevano tra Luino e il Ticino

I carabinieri del nucleo di Campione d’Italia hanno concluso con diversi arresti l’indagine “Cheques for cash”. Le indagini hanno permesso di sgominare due organizzazioni criminali che avevano, secondo gli inquirenti, l’obiettivo di cambiare contanti contro assegni a frequentatori (prevalentemente facoltosi imprenditori) del casinò di Campione. Le persone arrestate sono otto, delle quali alcune residenti a Luino; sette sono cittadini italiani e nella rete è caduta anche una etiope: sono accusati di associazione per delinquere finalizzata all’usura, estorsione, esercizio abusivo del credito, illegale negoziazione di assegni e irregolare tenuta dell’archivio anti riciclaggio. Chiusi due uffici cambi a Campione d’Italia. Il giro d’affari era attorno ai 300 mila euro a settimana. Gli imprenditori coinvolti sono circa un centinaio.

Le persone arrestate sono tutte residenti tra Luino e il Ticino. In particolare sono finiti in manette Aldo Castelluccia, del ’39 nato a Rodi Garganico ma residente a Breganzona (Ticino), capo dell’organizzazione, Patrizia Castelluccia del ’61 ed Emanuela Castelluccia del ’69, entrambe residenti a Luino, Maurizio Filippo Messina, del ’68 incensurato e amministratore unico dell’agenzia Italcambi, Aster Yemer Abegaz,  etiope del ’54 e intestataria dell’ufficio cambi. Del secondo sodalizio, facente capo al secondo ufficio di cambi chiuso dagli inquirenti e denominato "Cambio Italia", facevano parte Luigi Santonicola, 53enne di Castellammare di Stabia residente a Gentilino (Ticino), Francesco Muzzopappa, residente a Luino e Petia Lorgakieva Balabanova, alla quale era intestato il secondo ufficio.

Nella rete degli strozzini sono finiti, come detto, un centinaio di imprenditori principalmente del nord-Italia e molti delle province di Varese e Como. Si tratta perlopiù di giocatori patologici che non riuscivano più a controllare la passione sfrenata per il brivido dell’azzardo e sui quali gli usurai avevano facile gioco.
Il primo aggancio avveniva quando questi si presentavano all’ufficio cambi per farsi cambiare gli assegni in franchi dai quali gli arrestati trattenevano già una somma tra l’8 e il 10% ma in breve tempo i giocatori si trovavano a emettere assegni in bianco agli usurai i quali si trasformavano in veri e propri burattinai. Se l’imprenditore non copriva l’assegno in banca questi minacciavano di andare all’incasso e quindi al successivo protesto. Per gli imprenditori avere assegni protestati significava vedersi chiudere i rubinetti delle banche e di conseguenza cercavano di raccimolare soldi in tutti i modi per coprire i debiti. Quando questi non ce la facevano gli usurai dell’ufficio cambi proponevano un "piano di rientro" per i debitori con interessi che toccavano il 5000% annui.

La vittima veniva tenuta sotto osservazione anche all’interno del casinò e quando questa non riusciva più a pagare le veniva proibito di tornare a Campione d’Italia fino a quando non aveva estinto il debito contratto.

I carabinieri, oltre a chiudere e porre i sigilli ai due uffici, hanno anche sequestrato 250 mila euro in contanti, 50 mila franchi svizzeri e diversi conti correnti accesi presso istituti bancari italiani e svizzeri. Si presume che l’attività dei due uffici cambio andasse avanti da almeno 15 anni e che siano oltre il centinaio accertato le vittime dell’usura.

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Pubblicato il 28 Luglio 2010
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