Donne tra famiglia e lavoro: il segreto è imporsi e saper dire di no

Il direttore de l'Unità Concita De Gregorio a dibattito con le colleghe di Varesenews Roberta Bertolini, Stefania Radman e Alessandra Toni: come conciliare il ruolo di madri e la carriera lavorativa?

Donne, famiglia, carriera. Una triade in cui, se il secondo elemento è scontato per moltissime, il terzo non è affatto certo. "Eppur si muove", e qualcuna arriva in alto. Come Concita De Gregorio, giunta alla direzione di un grande quotidiano come l’Unità, e oggi ospite ad Anche Io, la festa di Varesenews. Dei temi del femminile declinati nella duplice chiave della maternità e del ruolo lavorativo si è parlato in un confronto in cui la giornalista ha raccolto gli spunti e le domande offerti da tre colleghe del nostro quotidiano: Roberta Bertolini, Alessandra Toni e Stefania Radman, tutte madri di famiglia oltre che lavoratrici. "Un, due, tre, quattro, le mamme lo sanno" il titolo dell’incontro, tratto dal libro "Una madre lo sa. Tutte le ombre dell’amore perfetto" della stessa De Gregorio.

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Bertolini notava: "Spesso ci si sente madri inadeguate ricoprendo più ruoli insieme: tu come fai?"
Per Concita De Gregorio è inutile nascondere la realtà: "Questo paese è riprecipitato indietro di vent’anni in pochi anni, il sistema del potere è maschile. Ha i tempi, gli spazi, l’organizzazione al maschile; le donne vi sono eccezione" premette. Nondimeno, riesce a trovare il tempo, dopo il lavoro di redazione, di partecipare, spesso chiamata all’ultimo momento, anche a trasmissioni televisive (l’ennesimo "lavoro" in più). "Come si sente una donna a fare il direttore? Non lo so, perchè non so come si sente un uomo… per cercare le differenze". E’ paradossale sentirsi chiedere spesso come ci si senta da donna in posizione di direttore, quando le donne sono spesso la maggioranza nelle redazioni, argomenta De Gregorio; "bisognerebbe provare il contrario, un giornale con gli uomini che fanno il cinema, le brevi, il turno di notte…" Veterofemminismo? "Il femminismo non mi appartiene anagraficamente, peraltro, ne ho goduto i frutti ma senza militare, non è la mia storia, ero bambina a quei tempi".
Il problema di fondo è culturale: e già tra i bambini lo si nota. Il direttore de l’Unità si reca spesso nelle scuole elementari con il suo caporedattore centrale (uomo) a spiegare cosa sia e come funzioni un quotidiano: il fatto che sia lei la "superiore" desta un certo sconcerto. A volte la domanda concordata dai piccoli con la maestra è questa: come fa a fare il direttore e la mamma? "Io rispondo sempre: come mai non lo chiedete a lui invece?" Il problema è che "siamo tutti convinti che vi siano questioni di competenza delle donne, e che non si possono delegare".  
In generale "c’è un arretramento terribile, è eccezionale che delle donne facciano ciò che si dà per scontato che facciano gli uomini. Siamo indietro sul fronte dell’educazione, visto la domanda della maestra di cui sopra. C’è un problema di assistenza, poi: dobbiamo esigere che vi siano strutture di assistenza nei luoghi di lavoro, da noi qualche volta ci sono ma all’estero sono la norma. In Italia lo welfare è stato eliminato dal governo come cosa superflua, l’assistenza su anziani e bambini grava sulle donne". Queste per affermarsi "non devono farsi dominare dal pensiero di essere ospiti in spazi maschili, ma imporre il proprio modo di essere, il proprio modo di pensare". Come De Gregorio ha fatto all’Unità. Riducendo la stanza del direttore a beneficio degli spazi per la redazione; tagliando riunioni defatiganti e inutili; aprendo alla presenza dei bambini, a costo di assicurare tutti i figli dei dipendenti (e lei, di figli, ne ha quattro). Insomma, ha imposto il marchio della sua personalità.

Non saranno spesso le donne ad autolimitarsi coi loro sensi di colpa? chiedeva Alessandra Toni.
C’é una cultura, di derivazione religiosa, che spinge in tal senso, concede De Gregorio. "Io sostengo che l’istinto materno in sè non esiste, esistono infiniti modi, nessuno perfetto, di relazionarsi con i figli. Pensare diversamente produce drammi interiori. Quante volte ci siamo sentite dire: stai coi bambini, come se fosse il desiderio di tutte le donne. Non è così. I bambini sono un aspetto fondamentale, ma non sono tutta la vita. A una certa età vanno via: e allora ecco depressione o superattivismo", sfogo di decenni di sacrificio al ruolo familiare ideale. "Molte donne fanno da autista per dieci-quindici anni scarrozzando i figli da un corso a un altro… non entusiasmerà tutte. I miei figli mi dicono: la domenica sei nervosissima perchè stai troppo a casa. Mia madre lavorava, non ne ho mai sofferto. I modelli non solo sono Mamma Rosa o le escort" punzecchia. "Ci sono altri tipi di donne, che non si relazionano solo su una funzione della vita, che hanno altri interessi". 
La nostra Stefania Radman parla dell’obiettiva ingestibilità nelle 24 ore di tanti impegni. Bisogna imparare a dire no, è la lezione del direttore de l’Unità. "Quando mi chiesero di andare subito ad Hammamet, perchè era morto Craxi, mio figlio più piccolo aveva il saggio del suo coro a Roma, e il papà era all’estero, da inviato. Ho detto di no: e la cosa mi ha resa più autorevole. Richieste successive sono venute in tono più soft". Da "devi" a "puoi?". I no, però, bisogna poterseli permettere, ricorda, dimostrando le proprie capacità: perchè c’è chi le cose le sa fare, e chi no. A volte la vita reale fa irruzione in quella dei giornali, della politica: "può essere estraniante scoprire che c’è una gerarchia di priorità". A volte, da far sorridere: come quando De Gregorio intervista al telefono Bersani mentre suo figlio alza il volume della tv per seguire Guerre Stellari…

Parlando di tempi in cui troppo spesso la donna "è vista come preda", per citare uno spunto giunto dal pubblico, il direttore de L’Unità sfodera denti e unghie contro Silvio Berlusconi. Non tanto sul piano politico, ma proprio su quello umano e comportamentale, che funge comunque, volenti o nolenti, da modello. "Se fosse una persona comune sarebbe patetico, ma ha disseminato il Paese di cloni e aspiranti tali. Il berlusconismo su questi aspetti è stato terribile, lui è un cialtrone intollerabile che tratta le donne come suo nonno forse, ma non certo come il mio" sibila De Gregorio. "Per ogni bella donna ci vorrebbe un militare, diceva: con un retropensiero terribile, come se gli uomini fossero tutti bestie! Gli uomini non sono santi e l’occhio vuole le sue parte, diceva allo stupefatto Aznar: è così che si sceglie le parlamentari". E via crocifiggendo, con il ricordo delle vicende D’Addario, Tarantini, di quella di Noemi, eccetera. "Una insegnante di Noemi diceva: chi non vorrebbe essere molto amica del presidente del consiglio? Io no" e qui scatta l’applauso. "Ed è tutto un sistema così, da lui a scendere; finito questo, si potrebbe riprendere a discutere da dove eravamo rimasti. Non siamo a disposizione, come disse Rosy Bindi: i modelli non sono solo quelli. Ma questa battaglia deve venire dalle donne e va fatta insieme, al di là delle divisioni".

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Pubblicato il 04 Settembre 2010
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