Vivere insieme e felici. Benvenuti nel condominio solidale

Cinque famiglie andranno a vivere a Villa Cartis-Galimberti. È la terza comunità di famiglie nata in provincia

Tanta gente, molti giovani, nessun politico. Tre condizioni che non è facile trovare contemporaneamente in assemblee pubbliche, ancor meno in questi tempi di elezioni. Eppure all’incontro per presentare l’associazione Giuseppe Riganti – condominio solidale di Casciago c’erano tutte e tre. Almeno 150 persone hanno ascoltato, rapite, la testimonianza di Enrica e Bruno Volpi, che più di trent’anni fa intrapresero il cammino nella comunità di Villapizzone di Milano.
Il condominio solidale o comunità di famiglie di Casciago vivrà nella Villa Cartis-Galimberti, in via Dell’Acqua, una costruzione degli anni Venti con un grande parco. Lì, cinque famiglie realizzeranno il proprio sogno, secondo le proprie aspirazioni, conducendo uno stile di vita la cui regola è la condivisione, compreso il danaro,  l’ascolto dell’altro e la sobrieta nell’uso delle risorse.  In provincia non è il primo, altre comunità di famiglie sono nate a Castello Cabiaglio e Laveno Mombello.

L’esperienza del condominio solidale non è sinonimo di comunità. La condivisione di bisogni materiali e spirituali non significa annullamento della privacy .
«Tutti abbiamo qualcosa da dire – spiega Bruno Volpi – e la felicità è la possibilità di esprimerle. Ciò che noi proponiamo è una sfida perché possiamo vivere la privacy famigliare senza finire in solitudine. L’importante è vedere un uomo e una donna felici e realizzati secondo i propri talenti. Oggi assistiamo a coppie che la sera mettono in comune la stanchezza, il malumore, l’insoddisfazione. Il condominio solidale è un modo di stare insieme che non vuole riformare la famiglia, ma che la valorizza. E la cosa funziona solo se la famiglia è più importante della comunità. Ricordate cosa ha detto il Papa? Famiglia diventa quello che sei, famiglia credi in quello che sei».

All’inizio Villapizzone era un insieme di comunità: prima i coniugi Volpi, con i figli e altre famiglie. Poi arrivarono 6 gesuiti che si installarono in un edificio vicino. «Chiunque arrivava da noi , dal religioso all’assistente sociale – continua Volpi – trovava qualcosa di positivo in quel luogo e ci lasciava qualcuno. Non c’era bisogno di cambiare il mondo, perché il mondo arrivava da noi. "Io non so chi sei, io voglio avere fiducia in te", questo è il messaggio. Se uno bussa alla tua porta e hai una casa grande, come fai a dire di no? Oggi le costruiscono piccole per evitare questo».

La questione dei soldi è forse quella che colpisce di più. Il condominio solidale prevede una cassa comune dalla quale ognuno attinge secondo i propri bisogni. Chi sceglie il condominio solidale cerca un modo diverso di stare al mondo, più vicino al proprio talento e alle proprie esigenze. C’è chi cambia lavoro e chi se lo crea. Si lavora meno per stare di più in famiglia, con i figli, e la condivisione delle risorse aiuta in questo percorso. «Sono più importanti i soldi o la vita? Bisogna slegarsi dal bisogno della produzione. Il problema è semplice siamo stati noi a complicare la storia. In questi 30 anni nessun condominio solidale è fallito, nessuno è scappato con la cassa».
Il resto lo fa la provvidenza.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 09 Marzo 2005
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