“Voglio sapere chi è stato”
La tredicenne insultata e picchiata giovedì fuori dalla scuola è in ospedale. I sanitari la terranno in osservazione fino a martedì. La mamma chiede di conoscere l'aggressore
La tredicenne picchiata e insultata giovedì pomeriggio all’uscita della scuola è in ospedale. È stata ricoverata sabato sera, dopo una serie di malori. «Siamo venuti subito dopo l’aggressione e poi anche venerdì. Mia figlia non sta bene. Per fortuna non ha lesioni, ma le fanno male le costole e la testa, quello che mi preoccupa di più è che quanto acceduto l’ha presa proprio male. Non vuole più uscire, ha paura e si vergogna». Erika è ancora scossa per quello che ha subito sua figlia.
«Voglio sapere chi è questo tipo che l’ha ridotta così, perché non si può commettere un atto simile e restare impuniti. Nessuno sa? È protetto da qualcuno? Quello che ha fatto l’hanno visto in molti, e se non nessuno parla è grave».
La dirigente della scuola media "Dante" ha chiamato giovedì stesso la signora Erika, ma a tutt’oggi non si riesce ancora a sapere chi sia la persona che ha compiuto l’aggressione. «L’unica cosa che sono riuscita a sapere è che non si tratta di un genitore. Dovrebbe essere il compagno di una mamma, e mi rivolgo anche a lei perché si possa scoprire chi è quest’uomo».
Erika arriva dall’Ecuador, ha due figlie e lavora in una casa di riposo. Per tirare avanti fa anche altri lavori straordinari. «Mi impegno per mantenere i miei figli e cerco sempre di comportarmi con rispetto, siamo punto e capo – spiega – quando riusciremo a venirne fuori da questo razzismo? Quando smetteremo di fare di tutta l’erba un fascio?» dice, mentre fa riferimento all’atteggiamento che alcuni hanno verso gli stranieri.
«È facile fare le vacanze nei paesi poveri, in America Latina. Poi quando qualcuno viene qui come è trattato? Cosa devo pensare, cosa devo dire alle mie figlie? Che è stato un errore, che è un delitto lavorare con onestà e vivere a Varese? Il razzismo c’è, ma c’è anche tanta gente che non lo è per nulla, e che non ricorre alla violenza per far valere le proprie ragioni. Io faccio un lavoro onesto per mantenere le mie due figlie e spesso mi capita di ricevere insinuazioni da gente che pensa a una donna straniera come a una poco di buono. Mi offendo e mi sento umiliata, ma non ho mai dato uno schiaffo a nessuno».
Oltre all’amarezza dalle parole di Erika esce anche un forte preoccupazione. «Questa persona adesso sa tutto di me, ma noi che abbiamo subito un’aggressione, non sappiamo nulla di lui. Come ci dobbiamo comportare, chi ci tutela? Io sono sola, e chi mi aiuta? Non ho mai chiesto niente perché sono autonoma, non vado a rubare, rispetto tutti, ho un lavoro che merito perché ho studiato, ma adesso mi rimane solo tanto dolore».
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