Addio ad Antonio Porro

Il giornalista, che ha lavorato in Prealpina e alla Notte, è morto all'età di 68 anni stroncato da un attacco cardiaco. Domani i funerali alle 10.45

E’ morto ieri nella sua casa di Saronno Antonio Porro. Giornalista, aveva 68 anni. Malato da tempo è stato stroncato da un attacco cardiaco. I funerali si svolgeranno domani alle 10.45 nella parrocchia Regina Pacis di Saronno.

Antonio era un "vecchio" cronista di nera. Vecchio anche da giovane, perché possedeva da sempre tutto ciò che ogni buon giornalista che lavora "sul marciapiede" deve avere. Il fiuto per la notizia. Di più: l’amore per la notizia, quella che prevede la verifica di ogni dettaglio e il rispetto per i protagonisti. Il giornalismo era la sua vita. E chi lo ha conosciuto di lui sapeva prima di tutto una cosa: era un giornalista. Quanto al resto, era avvolto dal mistero. Lui non raccontava nulla di sè, pochi amici "veri", tanti conoscenti. Molti contatti e informatori. Si spostava in treno o in taxi, una cosa impensabile oggi. In Prealpina, dove ha trascorso molti anni della sua carriera, ha cresciuto tanti giovani. Ma non era un maestro "affettuoso": sapeva essere duro con chi non dimostrava la stessa passione che aveva lui per il suo lavoro. Eppure sapeva farsi voler bene.
Soprattutto negli anni in cui la redazione del più antico quotidiano locale di Varese era frequentata da un gruppo di giornalisti che sapeva anche divertirsi, dovendo trascorrere insieme gran parte della giornata e della notte: Vedani, Morgione, Botti, Tresca, Porro…alternavano il lavoro a momenti di goliardia vera. I collaboratori, tanti all’epoca, assistevano agli scherzi e alla frenesia che prendeva la redazione all’arrivo della notizia, quella con la N maiuscola.  
Antonio lasciava la redazione per alternare sigarette a pranzi improbabili e caffè a raffica. Anche questo faceva parte del "personaggio". Poi la sera, dopo l’ultimo giro di nera, si avviava verso la stazione per tornare a casa.
Porro aveva poi lasciato la Prealpina ed era andato alla Notte per poi tornare in Prealpina come caporedattore della redazione di Busto Arsizio negli anni Novanta. Si era quindi dedicato al giornalismo fotografico, all’agenzia New Presso di Milano dove è rimasto fino a quando è andato in pensione. Malato da tempo era assistito dalla sorella e dai nipoti. Che domani lo saluteranno insieme a tutti quelli che lo hanno conosciuto e rispettato.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 03 Dicembre 2010
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