In giallo per ricordare i diritti di tutti

Torna la campagna antirazzista "Mettiti in giallo": nata a Varese da tante associazioni che lavorano insieme, è diventata un'iniziativa nazionale

Tutti in piazza in giallo per dire no al razzismo e sì ai diritti di tutti, uomini, donne e bambini. Per il secondo anno torna la manifestazione “Mettiti in giallo contro il razzismo”: le associazioni promotrici In giallo contro il razzismo: parte da varese la campagna nazionale per di diritti di tuttichiedono di esporre o indossare qualcosa di giallo per segnalare pubblicamente il no al razzismo.
La giornata scelta è venerdì 10 dicembre, sessantaduesimo anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.

La campagna nasce – non a caso – a Varese, ma sta diventando una campagna nazionale, con l’adesione di varie sigle e l’allargarsi degli eventi. Antonio Russo, responsabile per l’immigrazione delle Acli nazionali, spiega: «Oggi in Italia esiste una visione distorta dell’immigrazione, fomentata da alcune voci: esiste una vera propedeutica al razzismo e alla xenofobia». Una spinta che diventa «xenofobia istituzionale, di cui abbiamo visto esempi anche recentemente, come a Padova. Certi linguaggi non aiutano certo l’integrazione degli stranieri». A Varese è nata però una voce critica, che riflette e si muove contro le parole d’ordine della xenofobia: «una visione del mondo diversa», dice Giulio Rossini, di Arci e Filmstudio 90, che mette in guardia contro «la guerra tra poveri, sulla casa, il lavoro, la povertà». Dire no al razzismo significa dire di sì ai diritti di tutti, evitando di contrapporre italiani e stranieri in una corsa al ribasso che rischia di danneggiare tutti. «La Dichiarazione non riguarda gli immigrati, parla di tutti» aggiunge Ruffino Selmi, rappresentante delle Acli Lombardia, ricordando lo stop o i drammatici passi indietro nella tutela delle donne, dei bambini, in Italia e nel mondo.
 
Le sigle promotrici sono tante, sono le stesse che da ormai due anni lavorano in modo continuo e condiviso sul tema: ci sono i sindacati confederali Cgil, Cisl e Uil, la Unione Italiana Sport per Tutti, le Acli, l’Arci, Legambiente, i Giovani Democratici di Varese, l’Anolf, e tante altre. La parola d’ordine è chiara e netta, parla di principi generali ma anche di scelte concrete, di contrasto alle politiche xenofobe che attraversano non solo l’Italia, ma tutta Europa, non solo la destra ma anche altri settori della politica e della società. «Anche in Italia, anche tra i volenterosi, abbiamo perso la dimensione comunitaria. A Rosarno – ricorda ancora Selmi -sono stati solo gli africani a ribellarsi allo sfruttamento e all’illegalità, mentre il resto della comunità rimaneva in silenzio. La sfida del 10 dicembre è anche questa: tornare ad avere una dimensione di comunità».

Gli eventi previsti sono numerosi, tra Varese e il basso varesotto. Certo non è facile fare passare concetti come questi in un contesto oggettivamente ostile alle ragioni dell’uguaglianza, di fronte ad episodi – anche negli ultimi giorni – ad episodi che rischiano di far scivolare intere comunità. «Dobbiamo spostare l’obbiettivo, dalla responsabilità collettiva alla responsabilità personale. Qualsiasi crimine non può essere addebitato ad un popolo intero», ricorda Giuseppe Musolino. Anche perchè si rischia di dimenticare le responsabilità più profonde: ci si scaglia contro lo straniero protagonista di un atto di violenza, e magari si dimentica che la violenza contro le donne riguarda tutti gli uomini.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 06 Dicembre 2010
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