“La Cobra ha un futuro”

Che Naraine, direttore generale del gruppo industriale specializzato in sistemi elettronici e servizi per la sicurezza delle automobili, spiega le ragioni del ritardato pagamento delle tredicesime ai lavoratori. «Abbiamo la fiducia delle banche. È solo un problema burocratico»

Che Naraine direttore generale cobra spa«Sono dispiaciuto di non poter pagare le tredicesime a dicembre. Ma noi a gennaio le pagheremo». Che Naraine (foto), direttore generale della Cobra, è uscito dalla fabbrica per parlare con i lavoratori che hanno scioperato per protestare contro il ritardato pagamento. Non sembra il tentativo di rimediare a una situazione, quanto piuttosto l’esigenza di confrontarsi su una questione che crea un disagio a tutti, manager della Cobra compresi. Nell’azienda di Masnago, dove si sviluppano sistemi elettronici per antifurto, lavorano 390 persone che arrivano a quota 750 se si contano anche i lavoratori della divisione servizi. 
Il gruppo Cobra è una presenza storica in quello che un tempo era il florido distretto industriale degli antifurti. Nel tempo le cose sono cambiate. Ma se molte aziende del settore hanno chiuso i battenti, quella di via Astico a Masnago ha invece rilanciato sul mercato mondiale con bandierine piantate in Brasile, Cina, Corea, Francia, Germania, Giappone,  Regno Unito, Spagna e Svizzera. Fino ad arrivare, nel dicembre del 2006, al passo decisivo della quotazione in borsa.

Naraine, i vostri dipendenti sono preoccupati per il futuro. I sindacati dicono che questo è il primo sintomo per una futura ristrutturazione. È una preoccupazione legittima?
«Noi ci sentiamo socialmente responsabili e quindi capisco la loro rabbia. Non ho compreso però lo sciopero che crea un danno all’azienda e quindi anche a loro. La Cobra è un’azienda solida che ha un futuro perché ha la capacità di giocare il suo ruolo in tutto il mondo».
Perché allora non sono state pagate le tredicesime?
«C’è un problema di liquidità, ma non perché è venuta meno la fiducia delle banche. La burocrazia impone tempi lunghi anche nella concessione del credito. Le banche sono il lubrificante dell’economia, però non sempre i loro tempi di decisione coincidono con quelli delle aziende. Oggi l’economia è molto più veloce».
Le banche in teoria finanziano idee buone e sostenibili economicamente. Quali sono le vostre idee?
«Le banche hanno capito che abbiamo una strategia e che ci sono segnali di successo. Le do due cifre per capire da dove si partiva: nel 2007 il fatturato della divisione elettronics di Varese era di 98 milioni di euro, nel 2009 a causa della crisi è diminuito del 46%. Tra il 2008 e il 2009 abbiamo perso 17 milioni di euro. Nonostante tutto ciò, l’azienda in questi ultimi tre anni ha fatto grandi investimenti: 8, 3 milioni di euro nel 2007, di cui 4 milioni in ricerca e sviluppo, 11 milioni nel 2008 e 4 milioni di euro nel 2009. Investimenti per nuovi prodotti che hanno già iniziato a dare i loro frutti».
E i fornitori?
«I fornitori hanno capito questa situazione e ci hanno dato fiducia con dilazioni di pagamento. Sono con noi»
Gli economisti dicono che non esistono più le grandi torte di fatturato ma tanti piccoli fatturati, tante piccole fette di mercato che bisogna andare a conquistarsi. La Cobra in che direzione va?
«Noi abbiamo due divisioni: l’elettronics, che sta qui a Masnago, e i servizi, che sviluppa sistemi di localizzazione dei veicoli. Queste due divisioni sono interconnesse tra loro e lavorano in grande sinergia. L’elettronics sviluppa componenti importanti per grandi case automobilistiche e anche per la divisione servizi che acquista sempre più importanza perché lì si gioca una parte del cambiamento e della strategia. Questa consapevolezza ci ha permesso di acquisire nuovi clienti globali e nuove fette di mercato»
Ad esempio?
«Abbiamo vinto un appalto con l’assicurazione Generali per i dispositivi di localizzazione delle automobili. Abbiamo nuovi clienti globali che prima non avevamo, come la Corea, che è cresciuta tantissimo durante la crisi. Con la Hyundai nel 2011 faremo 24 milioni di fatturato, quasi il doppio di quanto fatto nel 2010. Lo stesso discorso vale per la Cina e la Slovacchia. Inoltre, sono entrati 18,7 milioni di euro da una società sudafricana che ha acquisito il 20 per cento della nostra divisione servizi».
Dopo la crisi, niente sarà più come prima”. Questa affermazione risuona continuamente nei discorsi degli opinion leader. Tutti saranno chiamati, volenti o nolenti, a contribuire al cambiamento. Cosa pensa in proposito?
«Quando ero giovane partecipavo a un meeting annuale dei manager di una multinazionale americana. Una volta, in una di queste riunioni, il più anziano affermò che un vero leader deve avere la capacità di cambiare almeno 3 o 4 volte nella vita. Lì per lì pensai che fosse una stupidaggine. Invece il tempo gli ha dato ragione. Eccome se si cambia, perché è il contesto che te lo impone. E il contesto di Masnago è il mondo»  

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 16 Dicembre 2010
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