“Adesso pensiamo a tutti gli altri come Mario”

Le parole di Luisa Oprandi, volontaria alle Mensa dei Poveri di Biumo, dopo la morte di Mario Napolitano: "Era venuto a prendere da mangiare la sera prima di morire". Si attende l'esito dell'autopsia

Mario era andato a prendere da mangiare alla Mensa dei Poveri di via Bernardino Luini a Biumo la sera prima di morire di freddo, in pieno centro a Varese. Aveva ritirato il suo pasto, ma non l’aveva finito tutto, cedendone una parte ad un altro senza tetto. Lui era così: dignitoso, mai sopra le righe. I volontari che danno una mano alle suore che gestiscono il centro se lo ricordano bene: prendeva lo stretto necessario, non esagerava mai, non chiedeva mai nulla di più. I pantaloni che aveva addosso quando lo hanno trovato morto a due passi da piazza  Battistero erano “nuovi”, se li era cambiati la sera prima. Nello zaino aveva anche due magliette ancora incartate che gli erano state consegnate sabato: per la sua ultima notte all’addiaccio non gli sono bastati né il sacco a pelo né i cartoni. Mario non voleva andare a dormire nel centro di via Maspero, aveva paura che gli rubassero le sue poche cose. Sabato sera i volontari del centro di Biumo lo avevano visto un po’ malandato, con il forte mal di schiena che lo perseguitava da un po’: suor Maddalena gli ha consigliato di andare alla Brunella dove forse una brandina avrebbe potuto rimediarla, ma lui ha preferito il marciapiede, per l’ultima volta.  
 
In ospedale nella serata di domenica 19 dicembre con i figli (quattro) c’erano anche suor Maddalena e suor Carla, accompagnate da Luisa Oprandi, una delle volontarie che si danno da fare per dare un pasto ai senza tetto della città: hanno portato alcuni vestiti per ricomporre il cadavere e dargli  l’ultimo saluto. Il funerale sarà celebrato dopo l’autopsia: le esequie si terranno probabilmente in ospedale. «Le persone come Mario in città sono molte – spiega Luisa Oprandi, che è anche consigliere provinciale del Pd ed insegnate al Liceo Linguistico Manzoni -. Qualcuno trova rifugi di fortuna, dorme in case abbandonate, in stazione, sui vagoni o nell’androne dell’ospedale, sperando di non essere scacciato. Il freddo punge e i posti a disposizione sono pochi. Mario ad esempio aveva paura che in via Maspero gli rubassero i vestiti e teneva stretti anche i pochi cartoni coi quali si copriva per strada. Purtroppo ce ne sono tanti altri a rischio come Mario: tanti che vivono situazioni precarie, che non hanno riscaldamento a casa. Alla mensa dei poveri aiutiamo chi possiamo: ricordo una persona che dormiva in piazzale Kennedy, nascosto tra le foglie, alla quale abbiamo dato sacco a pelo e tenda».

Per dare un po’ di consolazione e aiuto è anche stata organizzata una cena per "gli ultimi" all’oratorio di Giubiano la notte dell’ultimo dell’anno: verranno messi in palio con una tombola vestiti, coperte e beni di prima necessità: «È una situazione che però non si può affrontare sempre e solo nell’emergenza. Serve prendere coscienza che ci sono nostri concittadini che sono in queste condizioni, non si può far finta di nulla, è la città che deve farsi carico di costoro. Servono regole e provvedimenti: penso ad una casa accoglienza che permetta di dare riparo a chi ne ha bisogno con docce, letti e comfort minimi. I giovani che fanno servizio civile potrebbero essere impiegati con profitto e soddisfazione di tutti nell’aiuto di chi non ha un tetto sopra la testa». A parlare a nome del Comune di Varese invece è l’assessore ai Servizi Sociali Gregorio Navarro: "Ci spiace per quanto è accaduto ma va detto che il centro di via Maspero ha ancora posti disponibili. Non è quindi necessario aprire nuovi centri o altri punti di accoglienza. Chiunque avesse bisogno può rivolgersi agli uffici dei Servizi Sociali e noi ci attiveremo per indirizzarli e aiutarli".

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Pubblicato il 20 Dicembre 2010
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