Capi attaccati alla cadrega. Seicento bancari cambiano sindacato

Sono passati dalla Fabi alla Fiba-Cisl. Tra loro 25 dirigenti sindacali. Paolo Henin (Fabi): «In altre province, come nel milanese, è accaduto il contrario»

È stata una vera e propria emorragia sindacale quella che ha colpito la Fabi (Federazione Autonoma Bancari Italiani) di Varese. Nel giro di pochi anni circa 600 iscritti (attivi e pensionati), tra cui 25 dirigenti sindacali, hanno detto addio alla loro organizzazione e si sono trasferiti in casa degli “avversari” della  Fiba-Cisl.
Le voci ufficiali parlano di divergenti visioni di politica sindacale. Quelle meno ufficiali parlano, invece, di mancato ricambio ai vertici della Fabi. In altre parole, questione di cadreghe. «Alcune persone non vogliono mollare la poltrona – commenta Filippo Pinzone, uno dei fuoriusciti dalla Fabi e oggi dirigente della Fiba-Cisl -. Sono concentrate sul loro potere e questo fa venir  meno la cosa più importante: l’attenzione ai lavoratori. Penso che questo esodo non sia finito».

La geografia del sindacato dei bancari ha seguito i cambiamenti del mondo creditizio, stravolto da fusioni, accorpamenti e aggregazioni. Se è vero che storicamente la Fabi fa riferimento alla Popolare di Bergamo, che nel 1992 ha acquisito e incorporato il Credito Varesino, si iniziano a intravedere dei cambiamenti anche su questo fronte. «Recentemente – continua Pinzone, che è anche segretario di coordinamento del gruppo Intesa-Sanpaolo – abbiamo eletto una nostra Rsa (rappresentanza sindacale aziendale, ndr) nella filiale di Tradate della Popolare di Bergamo». 

 

I dirigenti della Fiba-Cisl hanno accolto gli scissionisti  a braccia aperte, sapendo che questa iniezione di forze fresche avrebbe fatto registrare un balzo in avanti della categoria senza precedenti. In un solo anno l’organizzazione è infatti cresciuta del 26%. «La diversa visione sulla linea sindacale all’interno della Fabi – spiega Ettore Castiglioni, fondatore della Fiba Cisl –  è stata trasferita sul piano personale, un po’come è avvenuto tra Fini e Berlusconi. Da qui è nata l’insofferenza di alcune persone molto valide e competenti che hanno deciso di venire da noi perché, a partire dall’autonomia dalla politica, l’humus culturale e sindacale nostro e della Fabi è molto simile».

Tra le due organizzazioni non sembra esserci guerra aperta. Paolo Henin, segretario provinciale della Fabi, ha incassato con stile la perdita, cercando di pareggiare subìto i conti con i “travasi” di sindacalisti avvenuti in altri territori. «In provincia di Varese nel settore del credito, nel solo ambito aziendale di “Intesa Sanpaolo” – dice Henin – vi sono stati dei passaggi di iscritti tra organizzazioni sindacali. È accaduto anche in altre province di insediamento dell’istituto, come nel territorio milanese, dove un consistente numero di lavoratrici e  lavoratori, precedentemente iscritti alla Fiba-Cisl, si sono iscritti alla Fabi. Il fenomeno registrato sul territorio varesino, non scalfisce minimamente la posizione ed il ruolo della nostra organizzazione sindacale, che rimane la prima nel settore del credito in provincia di Varese, come pure a livello regionale e nazionale, contando complessivamente più di 100mila iscritti».

«Ho molta stima di Henin – conclude Castiglioni – perché è un bravo sindacalista. Immagino di avergli dato un dispiacere, perché per formare dirigenti in gamba come Pinzone e Trotta ci vogliono anni». 

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 18 Febbraio 2011
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