“I pescatori hanno i mesi contati”

L'allarme lanciato da Natale Giorgetti nel corso di un convegno all’Università dell’Insubria dedicato a "pesca e acquacoltura" in Lombardia

«La nostra sopravvivenza è questione di mesi, non di anni: quando ho iniziato a pescare, sessanta anni fa, tiravamo su duecento quintali di pesce persico all’anno, oggi otto». Sono le parole di Natale Giorgetti, presidente Cooperativa Pescatori Lago di Varese, intervenuto questa mattina nell’aula magna dell’Università per illustrare il pensiero dei pescatori professionisti alla presentazione del progetto regionale "Pesca ed acquacoltura in Lombardia – La pesca del pesce persico nel Lago di Varese". «Siamo partiti in tanti – ha continuato il pescatore – e siamo rimasti in pochi, ma in coscienza mi sento di dire che abbiamo fatto tutto il possibile per tutelare il nostro lago: abbiamo portato avanti una causa per cinquant’anni contro l’inquinamento, ma in appello abbiamo dovuto accettare le briciole di quello che ci hanno dato. Oggi lavoriamo in perdita: abbiamo venduto la sede, io ogni mattina vado sul lago e spero di non pescare troppo perché oggi di pesci pregiati non ce ne sono più e quasi tutto quello che peschiamo va smaltito. Questo studio è serio, ma se non viene eliminato l’inquinamento non risolveremo niente: la mia speranza è di morire senza vedere una grossa moria, soprattutto in occasione dei mondiali di canottaggio».

Parole toccanti, ma non nuove sia per Raffele Cattaneo, assessore regionale alle Infrastrutture e Mobilità sia per Giulio De Capitani, assessore all’Agricoltura di Regione Lombardia, entrambi provenienti da famiglie di pescatori, anche se di laghi diversi.

Raffaele Cattaneo ha parlato in apertura dei lavori: «Ho imparato presto quanto la presenza di specie autoctone e la cultura e l’imprenditorialità che intorno a queste specie si è sedimentata è importante. Questo progetto è rilevante per il recupero del passato e per mettere paletti per il futuro». Per Giulio De Capitani: «Della caccia si parla tutto l’anno, ma forse perché il pesce è muto della pesca si parla poco. Ma l’attenzione che la Regione porta a questo settore non è poco: negli ultimi 3 anni in campo ittico abbiamo supportato otto progetti per un valore di un milione di euro, per tre quarti finanziati dalla Regione. Si tratta di progetti di recupero e salvaguardia delle specie autoctone lombarde che testimoniano l’attenzione regionale per l’eccezionalità dei nostri territori nel campo della pesca».

Grande è anche l’impegno della provincia di Varese per tutelare il mondo professionale che gravita intorno al mondo della pesca, «una tradizione ultracentenaria importante che non possiamo perdere perché i pescatori hanno fatto la nostra storia – ha dichiarato Bruno Specchiarelli, assessore provinciale all’agricoltura – Gli interventi provinciali vanno dalla gestione degli impianti di depurazione agli incubatori per la produzione di specie autocnone, dal rilascio delle licenze al controllo e a progetti di studio e di ricerca».

Ma quale è lo stato dei nostri laghi e soprattutto dei nostri pesci? Ad illustrare i risultati dello studio sono i collaboratori di Marco Saroglia, professore ordinario del dipartimento di biotecnologie e scienze molecolari dell’Insubria ha illustrato i risultati dello studio: «Il lago di Varese versa ancora in situazioni abbastanza critiche, soprattutto d’estate con una comunità ittica che vede crescere le specie non autoctone e diminuire o scomparire quelle autoctone, come l’alborella. Tra i possibili interventi: il miglioramento della qualità dell’acqua, la riduzione degli uccelli ittiofagi, la limitazione della pesca dilettantistica, la limitazione della maglia usata dai pescatori che favorirebbe nel tempo la crescita degli esemplari piccoli».

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Pubblicato il 19 Febbraio 2011
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