Pd e Sel, gli alleati che non si vogliono bene
Summit bilatelare questa sera per confrontare i programmi e capire se ci sono i margini per un'alleanza che divergenze di metodo hanno reso più difficile
Il partito di Vendola, Sinistra ecologia e libertà, e il Partito Democratico si incontrano stasera per definire una strategia comune in vista delle elezioni comunali. Ma c’è anche il rischio rottura. Ufficialmente Sel ha già un programma di 20 pagine e un candidato. Rocco Cordì (foto), presidente della cooperativa edile Nuova Urbanistica, mentre il Pd ha un programma un po’ più lungo e come candidato l’insegnante Luisa Oprandi.
I due partiti si sono confrontati solo a distanzi in questi mesi, hanno cioè seguito strade diverse: Sel voleva le primarie di coalizione e chiede da tempo di lavorare con il Pd. Ma i democratici, più forti come iscritti e come voti, hanno scelto invece un percorso interno per arrivare a scegliere un proprio candidato e hanno inoltre votato contro le primarie di coalizione. Varese non avrà così le stesse esperienze politiche fatte a Milano, Torino, Cagliari, Napoli, Bologna. Non è un bene o un male in sé: a Napoli le primarie sono state un disastro, a Milano si sono svolte regolarmente ma non è andata abbastanza gente a votare dando l’impressione di una debolezza della proposta del centrosinistra, a Torino sono andate molto bene sia come affluenza che come regolarità.
A Varese solo Sel le voleva; il partito di Vendola è nettamente inferiore come voti al Pd ma alle primarie spesso la fascia più culturalmente di sinistra dei democratici simpatizza per i vendoliani.
I varesini di Sel, però, sono arrabbiati: accusano il Pd di non aver mai risposto alle richieste di incontrarsi in un tavolo comune. Rocco Cordì, il candidato in pectore, lo ribadisce: «Se pensano di farci trovare di fronte al fatto compiuto, si sbagliano di grosso, o ci sarà confronto o noi abbiamo una nostra proposta politici autonoma. Il Pd fino a gennaio ha ricorso l’Udc, ora se vuole confrontarsi con noi lo deve fare sul serio». I vendoliani imputano al segretario cittadino del Pd, Roberto Molinari, di aver tergiversato per mesi, prima per evitare le primarie, poi per sfruttare la maggiore forza dei numeri del partito, e per questo minacciano di andare da soli. In casa democratica però ribadiscono la legittimità del percorso: «Abbiamo elaborato un programma. Lo abbiamo confrontato con più gente possibile – spiega il segretario Molinari (foto) – lo stiamo sottoponendo ancora a tanti gruppi di lavoro, è un percorso più lungo ma è più partecipato. Io credo che alla gente non interessino le alchimie politiche, ma che alla fine vi sia una proposta chiara».
Questa è un po’ la situazione, Sel e Pd sono alleati naturali ma devono volersi più bene se vogliono siglare quantomeno un matrimonio di interessi. E gli altri partners? Idv ci starà. I comunisti della Federazione della sinistra potrebbero essere esclusi. L’Udc e i finiani sono indisponibili.
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