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I cacciatori: “Vogliamo lo spazio che ci spetta di diritto”

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4 Marzo 2011

caccia fotoCaro Direttore di ‘Varesenews’,
Le chiedo ospitalità per trattare un argomento che, sicuramente, risulterà poco ‘digeribile’ a qualcuno; Le assicuro, comunque, che la posizione espressa non vuole scatenare polemiche ma solo rappresentare la richiesta di far rispettare il dettato della legge come meglio andrò a specificare nell’articolo eplicitando il vecchio detto ‘diamo a Cesare quel che è di Cesare’. Come previsto dalla normativa regionale in materia la Provincia di Varese ha iniziato la fase di revisione del Piano Faunistico Provinciale e le Associazioni Venatorie Provinciali (A.C.L., A.N.L.C., A.N.U.U., ARCICACCIA, ENALCACCIA, FEDERCACCIA e ITALCACCIA) hanno predisposto un documento programmatico, ricco di contributi propositivi, che è stato inviato ufficialmente all’Assessore alla Caccia, al Presidente del Consiglio Provinciale, ai Capigruppo del Consiglio Provinciale, al Presidente della Commissione Agricoltura della Provincia ed al Professor Guido Tosi dell’Università dell’Insubria che ha l’incarico di redarre il nuovo Piano.
Come ben noto a tutti il punto focale e la principale contestazione del Piano Faunistico attuale è la palesemente errata determinazione dell’effettiva superficie di Territorio Agro Silvo Pastorale realmente disponibile in Provincia di Varese e, di conseguenza, l’abnorme percentuale di territorio sottratto all’attività venatoria che va molto aldilà di quel’ipotetico 30% che ne dovrebbe rappresentare l’estensione massima. Infatti, nel computo delle percentuali di territorio protetto, vanno ricomprese le porzioni del territorio dei parchi ove sia vietata l’attività venatoria, le strade, i fondi chiusi, i giardini pubblici e privati e tutti i luoghi ove sia comunque vietata la caccia o che siano stati identificati come improduttivi di origine antropica e/o naturale. Ricordiamo, a proposito, la pronuncia della Corte Costituzionale che, affrontando la risoluzione della diatriba emersa anni fa fra la Regione Liguria ed il WWF sull’interpretazione da darsi all’articolo 10 della L.157/92 (appunto relativamente all’estensione massima ammissibile per il territorio vietato alla caccia) ha ribadito l’inderogabilità di non poter superare i limiti di territorio comunque protetto stabiliti dalla legge nonché l’assoluta correttezza ed obbligatorietà di includere, nel computo della percentuale di territorio vietato alla caccia, anche le aree attigue a strade ed abitazioni dove, per effetto di divieto esplicito e ben circoscritto nelle dimensioni, l’attività venatoria e proibita. Si rende quindi necessario procedere a previsioni regolamentari inequivocabili, chiare e ben definite atte a prevedere nel Piano Faunistico indicazioni e vincoli chiari per tutti gli Enti (Comuni, Parchi, Comunità Montane) che sanciscano inderogabilmente la necessità di ridurre e convertire le attuali zone di divieto e di pianificare, dettagliatamente, le date in cui effettuare, nel periodo di valenza del Piano Faunistico, verifiche periodiche della situazione reale del TASP disponibile, stante la continua evoluzione delle aree antropizzate, con un’automatica conseguente riduzione delle zone di divieto. Lo stato attuale della suddivisione territoriale della nostra Provincia ci porta a concludere che non esistono alternative se non la RIMOZIONE IMMEDIATA di quasi tutte le ZONE di DIVIETO incluse le aree a PARCO NATURALE dei Parchi Regionali; non è più possibile, infatti, disgiungere la gestione faunistico territoriale operata dagli ATC con la gestione parallela dei Consorzi dei Parchi. Si deve provvedere alla rivisitazione dell’attuale zonizzazione del territorio dei Parchi minimizzando o eliminando le aree a parco naturale vero e proprio (dove dovrà vigere il divieto di caccia riferito a zone limitate e circoscritte nelle quali la previsione del divieto ha un senso compiuto e logico) dalle altre aree, che ne costituiscono la parte maggiore, dove l’attività venatoria rientra tra quelle consentite pur se regolamentate. Il Piano faunistico, quindi, dovrà preoccuparsi di promuovere ed avviare concretamente, in una logica di visione comune del territorio, la revisione delle zonizzazioni e quindi dei Piani Territoriali di Coordinamento che ne costituiscono la pratica attuazione. Nel contempo si deve finalmente affrontare anche la problematica del controllo della selvaggina nelle aree a parco naturale sopracitate e nelle riserve naturali dove, pur mantenendo fermo il concetto di divieto generalizzato di attività venatoria, si deve iniziare quell’attività di gestione faunistica reale operando per abbattimenti di contenimento o di selezione di specie particolarmente difficili da gestire altrimenti o dannose per l’agricoltura e per l’ambiente naturale (cinghiale, ungulati, corvidi, nutrie,….).
Insomma, una proposta concreta ed oggettiva che deve essere tenuta in reale considerazione nella fase di revisione del Piano Faunistico Provinciale di Varese.

Luigi Roi
Presidente Federcaccia Varese

Luigi Roi Presidente Federcaccia Varese

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