Presidio in piazza con Emergency contro la guerra

L'appuntamento è sabato 26 marzo, dalle 16,30 alle 19, in in piazza XX Settembre organizzato da Emergency Varese, Federazione della sinistra Varese, Sinistra Critica

Sabato 26 marzo, dalle 16,30 alle 19, in in piazza XX Settembre a Varese si terrà un presidio contro la guerra e il coinvolgimento dell’Italia, organizzato da Emergency Varese, Federazione della sinistra Varese, Sinistra Critica. Al centro della critica c’è anche il ruolo dell’Italia come produttore di armi. Gli organizzatori citano infatti un documento di don Renato Sacco (Pax Christi) che sarà distribuito durante il presidio. «Quante bugie! Si sa, in tempo di guerra se ne dicono tante, e la prima vittima di ogni guerra è proprio la verità. E di bugie ne sentiamo tante anche in questi giorni. Ma una in particolare mi ha colpito, profondamente! Certo, ci sono le bugie dei responsabili giapponesi della centrale nucleare di Fukushima, e di tanti altri sul nucleare. Le bugie nella prima guerra del Golfo con il famoso cormorano ricoperto di petrolio. Bugie sulle bombe ritrovate in Adriatico dopo i bombardamenti del 1999 sulla Serbia e Kosovo. I responsabili dissero che erano della seconda mondiale, ma i pescatori nelle loro reti hanno potuto leggere da vicino che la data scritta su quelle bombe era inequivocabile. Le bugie sulle armi di Saddam per poter scatenare la seconda guerra contro l’Iraq, nel 2003, proprio in questi giorni. Lo hanno ammesso poi anche i responsabili. Bugie sugli obiettivi colpiti, sui missili intelligenti, sugli effetti collaterali, sulle ‘missioni’: parola sempre più usata per parlare di guerra. E così non si capisce chi sono i veri missionari. Il 24 marzo è l’anniversario dell’assassinio di mons. Romero, si ricordano i ‘missionari martiri’, quelli che vanno ad annunciare il Vangelo, ma qualcuno penserà ai militari, impegnati nelle ‘missioni di pace’. Con tutte queste bugie, si rischia di perdere il lume della ragione, di non vedere più le tragedie dalla parte delle vittime, del loro dolore e disperazione, ma di essere travolti in una spirale dove si parla di Francia, di aerei, di comandi, di basi, di Nato. Mentre scrivo è in corso il dibattito alla Camera sulla Libia. Quante bugie, temo. Bugie sono anche non avere detto chiaramente che a Gheddafi l’Italia ha venduto tante armi e che l’attuale Governo vorrebbe anche cambiare la legge sulla vendita delle armi per rendere più facile questo grande affare. D’altronde anche chi oggi, all’interno del Governo, esprime contrarietà alla guerra contro la Libia lo fa perché si preoccupa dell’arrivo degli immigrati che fuggono dalla guerra e di non perdere tutti gli accordi economici già firmati. D’altronde Gheddafi è anche socio azionista di Finmeccanica. Bugie di Berlusconi che dice: “I nostri aerei non hanno sparato e non spareranno” e subito dopo invece un responsabile militare dichiara che i nostri aerei hanno colpito gli obiettivi. Chi ha ragione? Chi dice bugie? Ma la vera bugia che mi ha colpito è quella di un pilota italiano, un topgun, padre di famiglia, che in un’intervista ha detto: “Le mie figlie pensano che di mestiere io faccia il maghetto che se ne sta su per aria. La guerra è una parola che non conoscono e che è giusto che in questo momento non conoscano”. Sarà anche vero… Ma quanti bambini e bambine al mondo purtroppo sono costretti a conoscere la guerra da vicino, come vittime e nessuno riesce a nascondere loro la verità. Perché vedono morire i propri genitori o fratelli, perché devono scappare terrorizzati, non è importante se dalle armi di Gheddafi, vendute dall’Italia, o da quelle francesi, americane, inglesi o italiane. Sarebbe bello negare la realtà della guerra. Ma purtroppo la guerra c’è! E non si può negare. Ho incontrato, nel 2003, un soldato americano a Baghdad, piangeva pensando ai suoi quattro bambini piccoli a casa con la moglie. Mi ha poi detto che lui era sui carri armati e lanciava le bombe a 4 km di distanza, eseguendo gli ordini, e non vedendo certo dove cadeva la bomba, magari proprio su una casa con altri bambini come i suoi. C’è anche qualcuno che le bugie non le dice, come quei piloti libici, forse papà anch’essi, che si sono rifiutati di sparare, rischiando la propria vita. Si, la bugia di quel topgun mi ha fatto pensare. Il suo è un mestiere in cui si prevede anche di uccidere… e di essere uccisi. Tragicamente. In questo caso spesso si diventa eroi, motivo di orgoglio per i figli che restano. Ma che mestiere è quello che va prima nascosto e poi esaltato? In questo tempo in cui si parla molto del valore dell’educazione, credo che si educhi per quello che si è, non per quello che si dice o si nega. E a quel papà che vola e fa il maghetto vorrei ricordare che quando i figli crescono, a volte raccontano bugie, e i genitori si arrabbiano, giustamente. Ma è difficile chiedere ai ragazzi di dire la verità se sono gli adulti a dire bugie!».

Redazione VareseNews
redazione@varesenews.it

Noi della redazione di VareseNews crediamo che una buona informazione contribuisca a migliorare la vita di tutti. Ogni giorno lavoriamo cercando di stimolare curiosità e spirito critico.

Pubblicato il 25 Marzo 2011
Leggi i commenti

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.

Segnala Errore

Vuoi leggere VareseNews senza pubblicità?
Diventa un nostro sostenitore!



Sostienici!


Oppure disabilita l'Adblock per continuare a leggere le nostre notizie.