“E’ arrivato il momento di sporcarsi le mani con la Rete”

E’ stato, più ancora che un convegno, un appello alle imprese ancora “analogiche” quello che si è svolto nella salla convegni della Provincia di Varese nel pomeriggio del 7 aprile 2011

ottimismo digitaleE’ stato, più ancora che un convegno, un appello alle imprese ancora “analogiche” quello che si è svolto nella salla convegni della Provincia di Varese nel pomeriggio del 7 aprile 2011. Segnato da un logo che dava l’idea anche visiva della situazione in cui le imprese varesine possono trovarsi – un bicchiere pieno a metà: mezzo pieno, perciò, o mezzo vuoto? – il convegno "Ottimismo digitale" organizzato da SS&C e Confapi Varese si è rivolto innanzitutto alle imprese “analogiche”, quelle che della rete ancora non si fidano o non la considerano uno strumento professionale.

Giampiero SoruEppure, è arrivato il momento di cambiare mentalità, se già prima non lo si è fatto: seguendo la filosofia giapponese del Kaizen, che vede i manager del Sol Levante mai soddifatti del tutto del loro lavoro e sempre pronti ad adeguarsi ai tempi nuovi «Per dirla come i giapponesi, ci piacerebbe applicare alla comunicazione il metodo Kaizen – spiega Giampiero Soru, Ceo di SS&C –  Un concetto ripreso più volte da economisti e studiosi dei fenomeni legati alla produzione, che significa letteralmente ‘Cambiamento verso il Meglio’, ossia ‘Miglioramento Costante».

I tempi, però, sono anche più che maturi. Ora c’è l’urgenza di essere in rete, per esistere anche come azienda: «abbiamo più di 2 miliardi di abitanti della terra connessi, su 7 miliardi di abitanti in tutto. Uno studio francese ha evidenziato come le aziende che condividono in rete i propri sistemi rendono il doppio di quelle che non lo fanno – ha sottolineato Fabrizio Bellavista, coordinatore dell’evento, esperto new media e partner dell’Istituto Psycho-Research – Di fronte a queste evidenze le scelte sono obbligate. Il direttore commerciale che vuole andare in rete deve mettersi con il suo blog e “sporcarsi le mani” in rete».

Marco Camisani CalzolariUna definizione che significa innanzitutto diventare essi stessi utenti del mondo digitale: così da poter capire cosa cercano i navigatori che possono arrivare alla tua azienda. «Posso seguire il cambiamento solo se divento io stesso un grande utente, se capisco come funziona- ha sottolineato Marco Camisani Calzolari, Ceo Speakage e co-autore con Franco Giacomazzi del libro "Impresa 4.0", in "Il digitale e il ritorno alle origini" – Del resto io vedo il digitale così: 50% tecnologia, 50% persone. La rete è come la televisione, è fatta di persone, significa socialità».

E se internet è una faccenda pubblica e di relazioni, e ha un valore sociale nell’incremento di ricchezza – culturale ma anche economica: studi dicono che ad ogni crescita del 10% di banda larga il Pil aumenta dell’1,2% – allora all’incremento della tecnologia digitale in azienda deve prestare attenzione anche chi governa, fornendo le infrastrutture così come ha fatto con le strade.

«C’è uno studioso statunitense, Richard Florida,  che sostiene che lo sviluppo è dato da tre “T” Teconologia, talento, tolleranza. – ha spiegato Massimiliano Serati, docente Liuc – Io aggiungo anche Territorio. Ed è necessario “rompere le scatole al territorio” per avere lo sviluppo. La diffusione delle tecnologie deve avere una Governance. Non è un caso che in Finlandia il 99 per cento sia cablato: e a farlo non è non c’è stato solo il mercato, ma una una amministrazione che ha deciso che le tecnologie dovevano tradursi in diritti dei cittadini»

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Pubblicato il 07 Aprile 2011
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