Si cerca il movente per questa Pasqua di sangue
Gli inquirenti mantengono il più stretto riserbo anche sulle generalità delle vittime. Sconvolti gli abitanti della zona
Un gruppo di persone in disparte, saranno una ventina, è ipnotizzato poco distante dal nastro bianco-rosso che porta la scritta “carabinieri”: tutti hanno lo sguardo fisso in una porzione di marciapiede dove non si può passare, e di fronte alla quale si sta in silenzio.
Ci sono cartellini con numeri per gli elementi che la scientifica ha fotografato e rilevato, e quelle grandi macchie rosse dove il corpo di un ragazzo d’una trentina d’anni e dal fisico robusto si è accasciato per terra senza forze poco passate le 19 di questa Pasqua, che a Gavirate è stata di sangue.
Tanto sangue che ha lasciato senza parole chi abita nei paraggi. Intorno divise, camici bianchi della scientifica e lampeggianti.
La zona è di quelle che prende il nome dagli edifici importanti per la vita di tutti i giorni: “Ex pretura”, “Le poste”, o anche “Viale Ticino”: da lì si va al lago, o al supermercato; ma è in quel palazzetto coi mattoni rossi, al secondo piano del civico 17, che verso sera si è compiuta la mattanza. Difficile dire quale sia il movente. Sia il Pm sia i militari sono restii a dare le generalità delle persone coinvolte: “troppo presto”; si sa che c’è un padre di 69 anni trovato all’interno del monolocale di un residence, dove da qualche tempo viveva, portato in caserma a Varese: non ha detto una parola e verrà interrogato in nottata.
Nell’appartamento nessuna tavola imbandita per Pasqua: solo sangue e il corpo di una ragazza minuta e senza vita. Sangue ancora sulle scale dove il fratello della vittima è sceso per cercare la fuga, lasciando tracce anche nell’androne dello stabile. All’arrivo dei soccorritori l’ingresso del portoncino del palazzo era chiuso dall’interno e sono stati chiamati perfino i vigili del fuoco per aprirlo e tentare si salvare la vita alla ragazza. Niente da fare: la giovane, dai primissimi rilievi, si sarebbe coperta il corpo con le braccia per difendersi: due, tre, forse quattro coltellate a “vuoto”, sugli avambracci, poi quella decisiva, al petto.
Il fratello si e’ salvato grazie alla fuga dalle scale. Cosa sia scattato nell’aggressore ancora non si sa. L’uomo era separato, la moglie vive nell’Alto Varesotto. I due fratelli stanno invece fuori provincia. Erano – si pensa – venuti a trovare il padre nel pomeriggio per la Pasqua: ciò che poi è accaduto nel monolocale del residence ancora a tarda sera se lo chiedeva la piccola folla assiepata alla rotatoria che fa da ingresso al paese.
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