Farsi le canne puo’ costare molto caro

Giulia e Andrea, una giovane coppia con il vizio del fumo finisce in carcere. Una storia vera, non autobiografica, raccontata nel libro "Luna a strisce" (Pietro Macchione Editore). La presentazione alla Feltrinelli di Varese venerdì 10 giugno alle 18

la luna a strisce pietro macchione editoreScegliere di farsi le canne (fumare hashish) puo’ costare un prezzo altissimo: la perdita della libertà. Ne sanno qualcosa Giulia e Andrea, una giovane coppia che nel trantran quotidiano della sua esistenza ha inserito il rito della “fumatina” . Nulla fa pensare al peggio. Nella loro vita tutto fila liscio: c’è l’amore profondo che li unisce, la casa, il lavoro e due belle famiglie. Un giorno, però, arrivano anche i carabinieri che li arrestano nell’ambito di un’indagine riguardante un’altra coppia, i loro pusher.
Nell’immediatezza dell’arresto, non importa che tu sia un narcotrafficante colombiano o una semplice casalinga che fuma hashish. Ciò che conta è il tuo nuovo status di carcerato e imputato che ti fa scivolare in una dimensione dove, ancor prima che i tuoi diritti, viene messa in discussione la tua dignità di essere umano. Nulla, per Giulia e Andrea, sarà più come prima. A partire dall’umanità che deve necessariamente lasciar spazio alle procedure legali, fredde e impietose. È emblematica la descrizione della visita medica fatta in carcere dalla protagonista Giulia. La donna rimane sola con due uomini. Uno dei due, un medico, le fa un’accurata, alquanto inutile, ispezione delle parti intime. Il racconto di Giulia ricorda moltissimo la sensazione descritta nelle testimonianze delle donne sopravvissute ai campi di concentramento nazisti e alla nudità imposta al loro arrivo. Nella violazione dell’intimità c’è una prevaricazione inaccettabile, un’affermazione di potere che va ben oltre il senso e l’utilità della legge. E dove non c’è dignità, non ci puo’ essere giustizia.
Ciò che trascinerà fuori i due protagonisti dalla loro triste vicenda sarà l’amore che li lega, ma anche l’amore che li circonda. Quello delle rispettive famiglie, degli amici, dei colleghi e dei datori di lavoro e, perché no, anche dei concellini (i compagni di cella).
Il romanzo scritto da Valentina Vignola nel libro “Luna a strisce” (Pietro Macchione Editore) è ispirato a una storia vera, ma non autobiografica. L’autrice ha raccolto le parole «sofferte» di un’amica senza indicare i luoghi dove si svolge la vicenda. Ma poco importa perché questo libro non è nè un esercizio di gossip e tantomeno un esercizio di stile. Non ci si trova, infatti, di fronte a un capolavoro letterario, piuttosto a una utilissima testimonianza per le potenziali «vittime» e i potenziali «carnefici».
Pochi mesi fa, a Varese, è stato portato in scena un testo teatrale scritto da un magistrato varesino, il gip Giuseppe Battarino, e intitolato “Virginia”, una storia che in qualche modo si ricollega a quella raccontata in “Luna a strisce”. In quel l testo c’è un passaggio che rende bene il dramma e il peso della responsabilità vissuti dal giudice durante la convalida di un arresto: «La differenza tra il vivere in un paese civile e sparire in un campo di concentramento o in un Garage Olimpo (era il nome dei centri dove venivano torturati gli oppositori alla dittatura dei militari argentini, ndr) la faccio io».

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"Luna a strisce", di Valentina Vignola, sarà presentato venerdì 10 giugno, alle ore 18, alla Libreria Feltrinelli di Varese. Interverrà l’autrice.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 10 Giugno 2011
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