Letta: “La leadership di Berlusconi è finita”
Il vicesegretario del Pd ha inaugurato la tappa varesina della festa regionale del partito: «La politica chiede sacrifici ai cittadini ma non è capace di farli»
«Stiamo assistendo in queste ore all’ultimo balletto indecoroso del Pdl. Ciò avviene mentre la leadership di Berlusconi è finita e il paese chiede una svolta». Dire però che "il vento è cambiato" per Enrico Letta oggi non basta più. Il vicesegretario del Pd è stato l’ospite d’onore nella serata di inaugurazione della Festa regionale del partito alla Schiranna di Varese. «A un mese dal voto dobbiamo mettere a punto la strategia per affrontare il percorso che abbiamo davanti. Infortuni come quello di qualche giorno fa sul voto delle province non devono più avvenire. Siamo stati presi alla sprovvista da un’azione di Di Pietro che aveva come obiettivo principale il Partito Democratico, voleva prendersela con noi, non con Berlusconi e noi gliel’abbiamo permesso».
Il vicesegretario del Pd, intervistato dal condirettore dei Tg Rai regionali, Alessandro Casarin, parla della manovra finanziaria e della logica del "ministero delle forbici": «In questo momento il governo chiede sacrifici ai cittadini. Può essere comprensibile considerato lo stato attuale dell’economia ma la politica non può farlo senza essere la prima a dimostrare di essere pronta a rinunciare ai suoi privilegi. Sono convinto che chi fa politica debba essere giustamente retribuito per il carico di responsabilità che assume, ma le retribuzioni devono essere parametrate alla funzione che il politico svolge in quel momento e non privilegi da prolungare per tutta la vita». E ancora sulla manovra: «Se non ci si decide di intervenire sulle pensioni dei parlamentari – ha aggiunto – non si possono toccare le pensioni degli italiani. Soltanto dopo un gesto di quel genere allora si potrà ragionare sulle modifiche compatibili alla demografia e alla speranza di vita nel nostro paese».
Il politico toscano è diretto e mentre parla, nonostante la pioggia, l’area dibattiti della Schiranna si riempie. Scherza, cita le zingarate di Amici Miei, i proverbi in "bersanese" e i pericoli del "tafazzismo" ma non perde mai di vista il nodo principale: il contesto economico è tutt’altro che semplice ma l’ottimismo al nostro paese non manca. Di questo il vicesegretario del Pd ne è convinto ma un futuro migliore sarà possibile soltanto se l’Italia riprenderà a crescere: «Per poter parlare di sviluppo del paese servono quattro ministeri forti: lo sviluppo economico, le infrastrutture, la cultura e l’agricolura. Riflettiamo sullo stato attuale di questi ministeri e su cosa gli è successo in Italia. Un esempio? Le opere pubbliche che interessano la Lombardia e la provincia di Varese sono state tutte messe in cantiere dal Governo Prodi nel 2006. Dopo non è stato fatto più nulla. Il ministro delle infrastrutture è missing, non si hanno più notizie di lui, il suo ministero è stato in pratica commissariato da Tremonti». Se è vero però che lo scenario è mutato è vero anche che per il Pd la strada non sarà in discesa: «Dobbiamo stare attenti a non compiere gli errori del passato. Quanto è successo negli ultimi mesi ci ha insegnato che dobbiamo valorizzare il protagonismo profondo della società e dobbiamo avere coraggio. Come abbiamo fatto portando l’assemblea del partito al Nord, a Busto Arsizio. La Lega ci ha preso in giro per quella scelta ma ha toppato. Non ha colto il sentimento diffuso nella società di voler cambiare le cose, non ha colto la voglia di ottimismo e al voto ha perso. Ora la priorità è mandar via Berlusconi, anche votando subito».
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