Crac Opengate, rinviati a giudizio 9 ex amministratori

Assolti i sindaci, dimezzati i capi di imputazione, ma rimane l'accusa di bancarotta fraudolenta per alcuni. In aula a ottobre un altro processo per la stessa vicenda

Nove ex amministratori di Opengate spa, la ex regina della new economy, sono stati rinviati a giudizio per bancarotta dal gup di Varese Cristina Marzagalli. Tra loro c’è anche Pietro Pozzobon, amministratore delegato fino al 2002, l’uomo che portò il marchio informatico di Malnate, a un successo nazionale, e alla quotazione in borsa, nel periodo della bolla dei titoli informatici: salvo poi incappare, nel 2003, in un fallimento storico che originò due diverse indagini da parte della procura di Varese.

La bancarotta della Opengate spa, sarebbe di circa 160 milioni di euro, e trascinò con sé anche la società capogruppo, Opengate Group, quotata in borsa e a sua volta finita in liquidazione. Sulla vicenda indagano i pm Tiziano Masini e Luca Petrucci. La procura di Varese, a novembre, aveva chiesto l’unione dei due procedimenti, ma il tribunale non ha accolto la proposta. Questa mattina, davanti al gup Cristina Marzagalli, sono comparsi i 13 indagati, e per 4 di loro l’indagine si chiude con il non luogo a procedere. Sono, in particolare, i membri del collegio sindacale della società, difesi da Cesare Cicorella, i quali controllarono le operazioni societarie ma non ebbero per il giudice,  responsabilità nel crac, pochè le presunte distrazioni furono opera di amministratori con atti diretti e non con deliberazioni del cda.

Dal punto di visto tecnico scompaiono alcuni capi di imputazione, i più gravi, per la maggiorparte degli imputati: dalle accuse escono una delle due bancarotte contestate, e la bancarotta documentale, mentre rimangono altre accuse di bancarotta fraudolenta per alcuni, e di bancarotta preferenziale, cioè aver favorito alcuni creditori a scapito di altri.

A ottobre andrà davanti al gup la seconda tranche dell’inchiesta, quella relativa alla società quotata in borsa. Tra gli atti contestati dall’accusa, ricordiamo, quello di passaggi a controllate estere e dimilioni di euro sottratti ai conti di «Opengate spa» a favore di altre società del gruppo già decotte. La procura aveva inizialmente contestato anche il comportamento delle banche che avevano concesso crediti per svariati milioni di euro, salvo poi chiudere i rubinetti: non prima però di aver recuperato una buona parte dei propri soldi. La società capogruppo (per la quale vi sarà un secondo processo), quotata in borsa, aveva attirato 42mila investitori. E molti di loro, da anni, aspettano di costituirsi parte civile. 

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 20 Luglio 2011
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