Intitolata a Furia la cittadella delle scienze

Da oggi si chiamerà con il suo nome la cittadella di Campo dei Fiori, da lui voluta e materialmente costruita a partire dagli anni sessanta. La cerimonia all'osservatorio, presenti autorità, volontari e parenti

intitolazione a salvatore furia della cittadella delle scienzeOra si può dire davvero che Salvatore Furia è in cielo, o almeno, a pochi passi da esso.
Questa mattina, 16 settembre 2011, è stato infatti intitolato al fondatore della “cittadella delle scienze e della natura” il “suo” Osservatorio, quello che ha letteralmente costruito e coltivato fino alla sua morte. La cerimonia di apertura, che ha scoperto pure una targa in memoria del “professore” si è svolta ovviamente nei luoghi  a lui più cari: che se oggi sembrano difficili da raggiungere a piedi, va ricordato che prima erano raggiungibili solo per sentiero.

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«La vita intera di Salvatore Furia si intreccia con la storia della sua creatura più cara, come sovente ripeteva: la Cittadella di Campo dei Fiori – ha spiegato nel suo discorso il nuovo presidente della società Astronomica Schiaparelli, Luca Molinari – Perseguì il suo sogno con ostinazione e coraggio e studiando molto, da autodidatta. Senza propri mezzi finanziari, in mezzo secolo ha costruito la Cittadella. E tanti volontari hanno condiviso il sogno e la sua fatica».

intitolazione a salvatore furia della cittadella delle scienzeVolontari accorsi in massa insieme alle autorità istituzionali, presenti al gran completo alla cerimonia, che si è svolta a più di 1200 metri d’altitudine: c’erano infatti il sindaco di Varese Fontana, il questore Cardona, il prefetto Zanzi, l’assessore provinciale Marsico, il provveditore Merletti, il presidente della commissione bilancio della Camera Giancarlo Giorgetti, le autorità militari. Non mancava nessuno a quella che più ancora che un’intitolazione suonava come un omaggio a Salvatore Furia a poco più di un anno dalla morte.
Tutti riuniti con la ferma intenzione di vegliare affinchè l’eredità che lui ha lasciato continui nell’opera degli altri: «L’ultima volta in cui l’ho visto eravamo proprio qui – ricorda Zanzi, che è prefetto di Varese da pochi mesi ma ha trascorso molti significativi anni della sua carriera nella città giardino – Lui stava strappando le erbacce nel giardinetto, e mi confidava di essere preoccupato del fatto che quel patrimonio potesse disperdersi nel nulla. A vedere quello che succede ora, penso che sarà contento». E ne erano convinti anche i volontari di tutte le età e iparenti, che hanno descritto con commozione e divertimento molti aneddoti del "professore". Tra loro c’era anche la figlia Maria Beatrice e uno dei più cari amici, e confondatore, Lucio Bossi: proprio lui ha ricordato gli "anni ruggenti" in cui chi raggiungeva la cittadella doveva farlo su sentieri di montagna, e il "professore" indicava, nella nebbia, qual era il percorso da fare alla "cieca".

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Pubblicato il 16 Settembre 2011
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