Ermolli: “Edilizia in crisi? Colpa del Comune”

L'ex vicesindaco (Pdl) spara a zero e attacca la giunta e l'assessore all'urbanistica. La corrente dei laici del Pdl si prepara a porre il problema politico. I nodi: uffici lenti, politiche ingessate

«Non è la crisi, ma la politica che ha bloccato l’urbanistica a Varese. Uffici lenti, politiche di giunta contro il mercato delle case di qualità, Pgt in alto mare». Atto di accusa contro la burocrazia e la politica del comune di Varese in tema di edilizia.
Arriva dalla stessa maggioranza politica, e questa è una notizia. Giampaolo Ermolli, ex vicesindaco della prima giunta Fontana (nella foto insieme) dirigente provinciale del Pdl (è il responsabile degli enti locali), è molto più che critico. «Ho letto le notizie di questi giorni sull’urbanistica ferma – osserva Ermolli – e sono veramente arrabbiato perchè non è solo colpa della crisi». Da qui in poi, non ce n’è per nessuno.
Ermolli, si sa, è un politico del centrodestra, ma anche un operatore economico del settore:
«Lo so – ribatte  – non dovrei parlare perché così mi espongo, ma voglio invece dire a tutti le cose come stanno».

Partiamo dall’inizio, il comune afferma che il mercato è fermo anche perché le licenze edilizie, a causa della crisi, non vengono più ritirate in comune.
«No, no, non ci siamo – sbotta Ermolli – la politica urbanistica del comune di Varese sta bloccando tutto, è questa la verità. E poi la burocrazia è nemica di ogni operatore privato. Ti trattano come un servo in comune, e va tutto per le lunghe, è per questo che le cose vanno male».
C’è aria di rivolta in casa Pdl. Giovedì prossimo la corrente dei laici si riunirà per discutere questa e altre cose. Ermolli è il capofila di questa fronda contro l’attuale giunta (e contro la corrente di CL) che potrebbe terremotare la maggioranza.
Il centro del problema è l’accusa di immobilismo. Sentiamo cosa dice, tutto d’un fiato:
« Partiamo dalle commissione preposte e dagli uffici comunali – osserva – e diciamo subito che bisognerebbe chiedersi se non vi sia un profilo di illegittimità nell’attuale commissione paesaggio, tanto per citarne una».
Sugli uffici comunali va giù duro:
«Il privato viene trattato come un servo che va a chiedere l’elemosina, è allucinante. In comune l’operatore ci va malvolentieri. Ci sono poi dei funzionari che rendono tutto più difficile. L’attuale piano regolatore inoltre è complicatissimo e di difficile attuazione. Sul fronte del mercato, nel corso di questi 15 anni, a Varese, sono rimaste da edificare delle frattaglie. I proprietari dei terreni sono diventati i veri speculatori, perché pretendono dei costi che ammazzano il mercato. E le licenze che non vengono ritirate, come dice il mio amico sindaco, beh, che c’è di strano se ci metti 6 o 7 anni a consegnarle? Così non fai più niente. Insomma, il comune non ha più prospettive urbanistiche per il futuro, e non ci sono aree che vanno incontro alle reali esigenze, della città».
Una sberla in faccia, non c’è che dire, che potrebbe avere conseguenze politiche. Ma Ermolli vuole più cemento allora?
«L’idea che qualcuno voglia cementificare Varese è assurda – continua il politico del Pdl – perché già oggi non c’è più uno spazio libero in città. Bisogna invece programmare uno sviluppo che risponda alle esigenze di varie categorie. I ricchi faranno sempre da soli, ma le aree per fare case di housing sociale, ad esempio, chi le deve programmare se non il comune? In questo modo, e cioè non facendo nulla, l’unico risultato è che aree come viale Valganna e viale Belforte diventano dei ghetti dove vanno a vivere , in case sempre meno curate, tutte le categorie deboli, a cominciare dagli immigrati. Varese non è una città cementificata ma è una città ingessata».
Chi sono le persone nel mirino di Ermolli?
«
In primo luogo la politica dell’assessore Binelli (foto) – risponde l’ex vicesindaco – è un galantuomo che io stimo, ma i suo indirizzi sono sbagliati. Il piano casa della regione dovrebbe rilanciare il mercato ad esempio con l’housing sociale? Per farlo ci vuole il nuovo il pgt approvato, dovè? Oggi si punta solo a recuperare aree dismesse, ovvero a non fare nulla, perché questi interventi nel nostro attuale Pgt necessitano di una tale complessità burocratica da ammazzare qualunque prospettiva».
E chi altri dovrebbe cambiare le cose?
«
Ma non c’è un ordine professionale, un’associazione, che dica queste cose in questa città? C’è un trasversalismo negativo incredibile, perché le associazioni e gli ordini professionali non parlano, qual è il problema? Quale salotto buono dobbiamo tutelare? Vogliamo la città dei salotti buoni che crolla su se stessa come sta accadendo, o quella che è cosciente delle proprie capacità, e guarda al futuro e fa qualcosa, non solo per i ricchi, ma per tutti?».

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Pubblicato il 09 Novembre 2011
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