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“Interveniamo sul luccio anche nel Lago Maggiore”

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18 Novembre 2011

luccio fotoIl luccio (Esox lucius) è una specie autoctona in Italia ed è presente sia nei grandi fiumi di pianura che nei laghi della penisola. Da qualche tempo, a causa del depauperamento della qualità delle acque e delle rive dei bacini idrici e a causa della’arrivo di specie competitrici come il siluro, il luccio ha subito un po’ in tutto il Nord-Italia un forte decremento. Oltre a questi fattori ha giocato un ruolo negativo anche la scomparsa o la forte diminuzione delle specie foraggio come l’alborella alla base della sua dieta.

Essendo inoltre una specie molto ricercata dal pescatore sportivo, grazie alla sua forza e tenacia nei combattimenti durante la cattura, è stato spesso oggetto di sovra pesca. Nel Lago di Varese, alla fine degli anni ’90 le catture di luccio non erano proprio abbondanti, anzi erano scarse e questa situazione ha spinto la Provincia di Varese a iniziare un progetto di reintroduzione, coinvolgendo l’incubatoio ittico del Tinella e la Cooperativa pescatori. Il progetto prevedeva e prevede tutt’ora la produzione in cattività di piccoli lucci (luccetti) che vengono poi immessi in lago una volta sorpassato lo step del primo svezzamento alla taglia di 1-1,5 cm circa. Quindi dal mese di febbraio in poi, presso l’incubatoio, c’è sempre un gran fermento fino al momento della fatidica telefonata che avvisa il Sig. Brani (responsabile dell’allevamento) che è stata trovata una femmina gravida dalla quale poter “spremere” le uova. A quel punto si parte auto e attrezzatura e si corre sul punto della cattura. Li, se la fortuna ci assiste, si effettuano le operazioni di fecondazione artificiale e si torna di fretta in incubatoio, dove le uova verranno depositate in attesa della schiusa che avverrà dopo circa 20 giorni.

Da quando il progetto è iniziato, le catture di luccio sono andate aumentando e la soddisfazione dei pescatori dilettanti è tangibile . Ma la buona notizia è che le taglie catturate sono molto eterogenee e ciò indica che gli sforzi fatti negli anni stanno davvero apportando ottimi risultati. Il fatto che le catture di luccio vadano da 800 gr fino a 7-8 kg di peso è davvero un dato confortante ed indica la piena riuscita del progetto. Pur non mancando pescatori arraffoni che ne trattengono troppi, fortunatamente sta crescendo tra i pescatori dilettanti la sensibilità, ed il catch&release è una pratica sempre più praticata sulle rive del lago.

E sul lago Maggiore? A quanto pare la situazione nel bacino non è delle migliori. Il pescato professionale è sempre scarso e non parliamo di quello dilettantistico. Le cause sono da ricercarsi, almeno per il luccio, nella povertà di zone atte alla sua riproduzione come canneti o zone di riva non artificiallizate, entrambi molto rari sul bacino. Ma la domanda è, perché invece di autorizzare l’uso di reti a profondità non consentite, come successo a Maggio, non ci si coordina su progetti di salvaguardia e rinfoltimento della fauna ittica autoctona lacustre? Progetti si ne partono ma sempre diretti ai salmonidi (trota e trota lacustre). A mio parere siamo schiavi del “salmo centrismo” e di personaggi poco preparati che effettuano scelte politiche a volte prese un po’ troppo superficialmente. Qualche segno di speranza lo sta dando la Provincia di Novara che, in concerto con le Associazioni di pesca territoriali, sta adottando da qualche tempo progetti sempre più ampi di salvaguardia e gestione della fauna ittica.

Resta davvero un peccato che alcune Province limitrofe, che posseggono anche strutture simili a quella del Tinella, non mettano in atto progetti di rinfoltimento delle popolazioni di luccio, che tra le altre cose avrebbero costi molto ridotti rispetto a quelli relativi alla trota. Credo che se si potesse avviare un progetto simile sulla riva piemontese del lago Maggiore, si potrebbe davvero raggiungere in pochi anni un ottimo risultato con questa specie, che inoltre potrebbe anche aiutarci nel controllo di specie invasive come il gardon.

Pietro Ceccuzzi

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