Il declino di via Piave: “Qui i politici non li vogliamo”

Saracinesche abbassate e clienti a singhiozzo:"una volta corso Matteotti ci faceva un baffo... Adesso le cose sono molto cambiate". Lo raccontano con molta rabbia i commercianti della zona

«Una volta corso Matteotti ci faceva un baffo…». Adesso le cose sono molto cambiate. La storia del declino di via Piave comincia da una serie di scelte, soprattutto viabilistiche, che hanno innescato un meccanismo avvitatosi su se stesso. Lo raccontano con molta rabbia i commercianti della zona e un cartello col quale certificano il fallimento della politica: “In questo negozio i politici se non dovessero entrare mi fanno un piacere, sono persone che non mi rappresentano come commerciante ma soprattutto come italiano”.

È appeso alla vetrina del calzolaio, uno che anni fa aveva aperto la sua attività in uno dei luoghi più fiorenti della città e ci aveva riposto molte speranze: «via Piave era il centro del commercio, i marciapiedi erano un via vai continuo e in negozio avevo la coda di clienti».
Adesso, in uno dei tanti momenti morti della sua attività, indica la pila di tasse da pagare e racconta come in questo angolo di città è cambiato tutto: «Tutto è cominciato quando hanno tolto i parcheggi e messo la corsia per autobus e taxi, ma ora il problema è anche la sicurezza: è tutta la politica che ha fallito in questo posto».
Via Piave è una via limitrofe alle stazioni, qui il traffico di clienti era continuo, «quando hanno tolto i parcheggi le cose sono cominciate a cambiare: sono cominciate a fioccare le multe per chi parcheggiava, i clienti sono diminuiti e i primi negozi hanno cominciato ad abbassare le saracinesche». Da quel momento la situazione ha preso una piega incontrollabile. «Hanno cominciato ad aprire phone center e piccoli “bazar” internazionali, i mancati controlli hanno permesso il proliferare di ogni tipo irregolarità e gli utenti di questa via sono cambiati molto». Molti di loro sono stranieri, ma l’intolleranza in questo caso non c’entra niente e tutti i commercianti lo confermano. Alcuni addirittura confessano che sono proprio molti di loro a sostenere in parte il commercio, «il problema è la mancanza di molti servizi che ha creato una situazione di degrado e che di conseguenza ha portato qualche soggetto pericoloso. La sera qui c’è da aver paura a camminare».

Il barista di fronte al calzolaio conferma, «la viabilità in questa zona ha mortificato le nostre attività, chi l’ha pensata ha fatto un errore madornale». E proprio mentre pronuncia queste parole il traffico appare bloccato, intasato di macchine e colpi di clacson.
Il ferramenta ricorda i bei tempi della via Piave, «a un certo punto di colpo le cose sono precipitate: prima i parcheggi, poi le illuminazioni. Qua niente è come prima: teniamo duro ma sono già in tanti ad aver mollato». Il negozio accanto è un centro Amplifon per non udenti, con un utenza prevalentemente di persone anziane. Qui il problema è decuplicato rispetto agli altri e lo raccontano il responsabile e anche una signora arrivata per accompagnare il padre invalido, «io continuo a parcheggiare qua di fronte perché non posso fare altrimenti: mio padre non riesce a fare più di 20 metri a piedi e i parcheggi sono troppo lontani. Una volta – racconta la signora – ho parcheggiato proprio mentre c’erano i vigili a fare le multe, sono stata irremovibile e per quella volta hanno lasciato correre. Ma chissà a quanti non è andata così bene». Il dottore conferma, «giustamente i vigili devono fare il loro lavoro, se c’è un divieto di parcheggio va fatto rispettare. Noi ci rivolgiamo ad altri, a chi deve decidere in questa città: perché non mettere dei parcheggi a tempo? Perché non mettere delle transenne di sicurezza tra il marciapiede e la carreggiata? Per la nostra clientela questi sono problemi importanti».

Tutti i commercianti chiedono una una revisione completa delle politiche commerciali dell’intera zona e, dopo i politici, dicono di cominciare a non fidarsi più nemmeno delle associazioni di categoria. «Le nostre richieste sono di rivedere la viabilità; di mettere una fila di parcheggi come c’erano prima; di aumentare la vigilanza sugli esercizi commerciali e su chi frequenta la zona, una illuminazione adeguata e tutti quei servizi a noi indispensabili come il carico scarico merci e un arredo urbano accettabile».
«Continuiamo a vedere un sacco di soldi che girano in città e proprio non capiamo dove vengano spesi. Qua ti guardi intorno e vedi che sta crollando tutto. Se dovesse venire il sindaco nel mio negozio – racconta il calzolaio – mi piacerebbe poterlo non servire perché qua hanno fallito. Ma questo è un esercizio pubblico, e non mi posso sottrarre al mio dovere».
Via Piave fa angolo con via Magenta: qui è un cimitero di locali ormai vuoti e saracinesche abbassate. Una volta anche lì c’erano i negozi.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 22 Dicembre 2011
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