“Se chiudono le scuderie morirà l’ippodromo”

L'allenatore di galoppo Bruno Grizzetti rilancia la possibilità di costituire una cooperativa che acquisti le scuderie di via Galdino. «Coinvolgeremo anche il banchiere Aletti. Guido Borghi non ha più la passione per questo sport»

Bruno Grizzetti ha l’ippica nel sangue, come del resto chi sceglie di allenare cavalli da corsa. Un artiere di lungo corso, come Umberto Grilli, nato, vissuto e cresciuto nelle scuderie di via Galdino, dice che gli allenatori «dovrebbero essere pagati quanto un presidente del consiglio, perché lavorano 24 ore su 24». Niente vacanze, duro lavoro e grande stress perché un allenatore oltre ad avere per le mani cavalli che valgono centinaia di migliaia di euro devono pensare anche ai propri dipendenti.
Grizzetti, insieme ai suoi colleghi Marco Gonnelli ed Emilio Premoli, è stato sfrattato dalle scuderie di via Galdino dalla Società varesina incremento corse cavalli (Svicc), presieduta da Guido Borghi, figlio di quel Giovanni Borghi che ha reso grande il nome di Varese e dell’Italia con gli elettrodomestici marcati Ignis.

Grizzetti, perché voi allenatori non volete lasciare le scuderie dell’ippodromo delle Bettole?
«Perché le scuderie sono l’anima, il cuore pulsante di un ippodromo. Se verranno eliminate per Le Bettole è il bacio della morte. Per me sarebbe semplicissimo, perché ogni giorno mi viene chiesto di portare i cavalli a Milano. Ma io a Varese devo qualcosa, sono riconoscente a questo ambiente perché quando sono entrato nel mondo dell’ippica facevo lo spalamerda (oggi è il top trainer del galoppo italiano e non solo ndr)».

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Perché Guido Borghi, presidente della società Varesina che gestisce l’ippodromo, nonché proprietaria delle scuderie, vuole sfrattare allenatori e cavalli dalle scuderie?
«Partiamo da un dato personale. Guido Borghi ha perso la passione per questo sport . Io ricordo che fino a 20 anni fa con Tavazzani gestiva personalmente 15 cavalli e la scuderia Montalbano era di pregio. Poi da almeno 15 anni i grandi nomi lo hanno abbandonato, anche perché non ha un carattere facile, e lui da altrettanto tempo non mette più piede nelle scuderie. Le sembra normale che tenga i suoi cavalli a Pisa?».

Arriviamo al dato economico: su quell’area aleggia la minaccia di una speculazione edilizia, ovvero una volta fuori voi, al posto delle scuderie nascerebbero palazzine e appartamenti.
«Siccome il problema sollevato da Borghi, sulla base di un’ordinanza comunale, è quello della letamaia, ho chiesto a un professionista di farmi un piano dei lavori per la messa in regola di quell’area (che è laterale, rispetto alle suderie e molto piccola ndr). Ebbene, non c’è bisogno di sgomberare tutto e tutti».

Però Borghi sostiene che c’è il centro di Castelverde a Caravate.
«È vero, ma le scuderie delle Bettole e Castelverde non sono in antitesi tra loro. Quindi il discorso da fare non è o rimane aperto l’uno o l’altro. Io a Casteleverde, che tra l’altro è un posto bellissimo, i miei cavalli ce li ho già portati. Quello che bisogna comprendere è che per il bene, non solo dell’ippica varesina, ma anche di quella nazionale, gli attuali tre centri di allenamento, le scuderie di via Galdino, Casteleverde e Mustonate (accanto a Lissago ndr), devono rimanere perché formano un grande comprensorio dell’ippica e dell’equitazione che oggi puo’ contare su 500 cavalli. Qui c’è una tradizione che la decisione di Borghi rischia di cancellare. Non è un caso che da questa terra siano partiti campioni del calibro di Molvedo o personaggi che qui avevano il loro quartier generale, come Federico Tesio, il padre di Ribot, persone che hanno fatto la storia del purosangue da corsa. Da qui hanno preso il volo cavalli che hanno vinto gare internazionali di prestigio. Qui è cresciuto Lanfranco Dettori. Insomma, in provincia di Varese l’ippodromo ha già i clienti più importanti di’Italia perché noi siamo un bacino importante nel mondo e far morire Le Bettole sarebbe come distruggere la collezione di Villa Panza per l’arte contemporanea».

In questi giorni è stata avanzata l’ipotesi di dar vita a una cooperativa, formata da voi allenatori e da vari operatori, che acquisti le scuderie. Il banchiere Aletti, proprietario del centro di Mustonate, vi appoggerebbe in questa iniziativa?
«L’idea di una cooperativa è praticabile anche perché l’Unire dà i contributi a chi gestisce i cavalli. Sicuramente Francesco Aletti verrà coinvolto in questo piano perché è un uomo che ha passione e soprattutto ha a cuore le sorti dell’ippica varesina. Il centro di allenamento di Mustonate, da lui realizzato, conta 200 splendidi box e piste di allenamento all’avanguardia. Da lui si allenano i campioni del mondo di dressage e attacchi (carrozze ndr) e quindi rientra a pieno titolo in quel grande comprensorio dell’ippica a cui accennavo prima».

Che cosa vi amareggia di più di questa situazione.
«Personalmente mi fa molto male. Quando sono entrato per la prima volta in queste scuderie , proprietari come Curti, Readelli, Foresio, solo per citarne alcuni, la prima cosa che facevano quando arrivavano qui in via Galdino ti stringevano la mano. Ricordo che c’erano professionsiti che prima di andare al lavoro passavano di qui a montare a cavallo. Un ambiente pulito, bello, sano. Alla Varesina e a Borghi in questi anni non abbiamo mai mandato una lettera di un avvocato, non abbiamo mai chiesto un euro di assicurazione per danni e faccio notare che le persone che lavorano nelle scuderie sono nostri dipendenti e non di Guido Borghi, che non ha cento dipendenti come ha dichiarato. Questo per dire che abbiamo sempre cercato di mantenere un buon rapporto. Non mi aspettavo un gesto così irresponsabile. Mi chiedo se sia così coraggioso togliere luce, acqua e gas alle scuderie. Forse Guido Borghi dovrebbe cedere il passo al figlio Giovanni, persona in gamba che vive di agricoltura e che ha una passione vera, sana, trasparente».
(foto: le scuderie di via Galdino)

Venerdì la Società Varesina ha indetto una conferenza stampa all’ippodromo. Voi allenatori siete stati invitati?
«No».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 02 Febbraio 2012
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