Il massimo ribasso negli appalti è il vero male dell’edilizia
Manifestazione della categoria degli edili a Roma sabato 3 marzo. I lavoratori hanno una lunga lista di richieste, tra cui la modifica della normativa sulle gare di appalto
Ci saranno anche 50 lavoratori edìli di Varese alla manistazione di sabato 3 marzo a Roma. Scenderanno in “Piazza per costruire il futuro” e con una lunga lista di richieste tra cui: la modifica della normativa sulle gare di appalto e la ripresa degli investimenti nell’edilizia. Due “pilastri” portanti per un comparto che produce il 17% del pil (prodotto interno lordo) nazionale, ma che sta subendo più di altri gli effetti della crisi. «È peggiorata la qualità dei rapporti di lavoro– spiega Antonio Massafra segretario della Feneal Uil -. Questo settore è sempre stato una valvola di sfogo per chi non aveva lavoro e con un basso tasso di scolarità. Oggi non è più così, assistiamo all’aumento delle partite iva, al caporalato, all’infiltrazione delle organizzazioni criminali e al lavoro nero».
Massafra non è un disfattista. La lunga lista di “negatività” pronunciata dal sindacalista ha trovato nella crisi economica un terreno fertile in cui crescere e prosperare. Circolano pochi soldi e le banche non finanziano nulla, perciò il sistema irregolare e criminale tende a prendere il sopravvento su tutto il resto.
«In provincia di Varese – aggiunge Flavio Nossa della Fillea-Cgil – abbiamo perso tremila posti di lavor in pochi anni. Occorre quindi far ripartire gli investimenti sulle infrastrutture che si era detto essere indispensabili ma purtroppo sempre sul filo del finanziamento».
Nell’edilizia pubblica (il 16 % del totale) si assiste, inoltre, a una “mutazione genetica” dei contratti sottoscritti dai lavoratori: solo il 47% ha contratti edìli, il restante 53% sottoscrive contratti diversi. La ragione è semplice: il contratto di lavoro dell’edilizia costa molto di più di quello di altre categorie.
Anche sulla questione delle gare di appalto il sindacato degli edili è piuttosto tranciante. «Il durc (documento unico di regolarità contributiva ndr) ha permesso l’emersione del nero – aggiunge Terenzio Crespi della Filca Cisl – il passaggio successivo è la riforma delle gare di appalto. Il principio del massimo ribasso è alla base di tutte le storture. Occorre introdurre il principio della congruità delle risorse, calcolare il costo della manodopera sul costo dell’opera, e controllare in modo rigido il pedigree aziendale di chi partecipa alle gare».
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