“Lo Stato mi ha lasciata sola, ma non mi arrendo”

Alexandra Bacchetta, da lunedì 26 marzo attuerà lo sciopero della fame davanti alla Prefettura per protestare contro il mancato risarcimento dei danni subiti nell'alluvione del 15 luglio 2009 che sommerse il suo albergo sotto un metro e mezzo di fango

Tre minuti di fango e terrore le hanno portato via tutto. Tre anni di lotta coraggiosa e immensa fatica le hanno permesso di ripartire, ma oggi non ce la fa più. Sommersa dai debiti e delusa dalle promesse mancate, Alexandra Bacchetta ora mette in gioco la sua vita. Da domani, la titolare del Relais  Ca’ dei Santi, si siederà davanti alla Prefettura e inizierà l’ultima battaglia: lo sciopero della fame.

Il 15 luglio del 2009 l’attività di Alexandra Bacchetta e dei genitori, il Relais Ca’ dei Santi, di via Molini Trotti, venne travolto dal fango: "Il muro di cinta della Villa Toepliz (di proprietà comunale) è crollato proprio di fronte al dirupo dei Molini Grassi, riversando con una forza impetuosa tonnellate d’acqua e detriti sulla collina sottostante che, disboscata un anno prima, non ha retto ed è crollata anch’essa riversandosi nell’Olona. Un’onda d’urto di fango e detriti ci ha colpito, distruggendo tutto in tre minuti. La nostra attività, una chicca per l’hotellerie varesina, è stata completamente inondata fino ad un metro e mezzo di altezza in ogni locale".  Danni per un milione di euro, dieci posti di lavoro a rischio e le fatiche di una vita sommerse da un lago di fango. Confidando nei risarcimenti promessi in più sedi all’indomani dell’alluvione, Alexandra e i suoi genitori hanno tenuto duro, hanno investito tutte le loro forze fisiche ed economiche per ripartire, pensando anche ai loro dipendenti, nessuno dei quali ha perso nemmeno un mese di stipendio: "Nel frattempo abbiamo pagato tasse, una parte dei fornitori e abbiamo venduto la nostra abitazione per mantenere in forze i nostri dipendenti. Nessuno è stato licenziato, ma ora non ce la facciamo davvero più".

"Le abbiamo provate tutte per avere i risarcimenti promessi e mai arrivati, contatti e telefonate con tutti i livelli dell’amministrazione dello Stato, dal Comune al Ministero – racconta Alexandra, con la voce rotta dalla rabbia e dalla delusione – Promesse tante, da tutti. Risultati nessuno, anzi, oltre al danno anche le beffe, più d’una: le bollette astronomiche dell’Aspem per l’acqua che è servita a ripulire dal fango la nostra attività, un’assicurazione che ha incassato i soldi dell’estensione per danni legati alla vicinanza del fiume e che ora non vuole pagare. Il Comune che si rifiuta di riconoscere la propria responsabilità nella catena di eventi che hanno portato alla distruzione della nostra attività. E i rimborsi, tanto sbandierati ma mai arrivati. Noi ci siamo fidati. Siamo ripartiti con le nostre forze, sperando che si avverassero quelle promesse ma oggi non ce la facciamo più".

Così Alexandra ha deciso di giocare l’ultima carta che le resta: da domani, ogni giorno finchè le forze la sorreggeranno, inizierà lo sciopero della fame e siederà per dieci ore davanti alla Prefettura armata di un semplice striscione, della sua dignità e della sua forza: "Lo faccio per amore di mia figlia e dei miei genitori che hanno perso tutto dopo cinquant’anni di sacrifici. E lo faccio per i miei diritti che sono quelli di ogni cittadino onesto…".

Alexandra si augura di non restare sola in questa battaglia: "Spero di vedere e di toccare con mano la solidarietà e la vicinanza dei varesini che come me sono stati danneggiati nell’alluvione, ma anche di tutti coloro che sono stanchi di vedere i politici che ingrassano con i nostri soldi e i cittadini onesti sempre ingannati da false promesse".

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 25 Marzo 2012
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