Il “No alla cava” incassa una vittoria e rilancia con un’assemblea pubblica

Si svolgerà lunedì 2 aprile alle ore 21 presso la sala consigliare del comune di cantello e servirà a fare il punto sul corso dell’iter che porterà al via libera o allo stop della cava

Dopo lo stralcio dal piano cave della cava Italinerti ex Coppa di Cantello, approvato dalla commissione ambiente in Regione Lombardia, i comitati incassano una prima vittoria e rilanciano la loro battaglia in attesa che si compiano i percorsi, politico e giuridico, che decreteranno definitivamente il futuro del sito della val Sorda.
La palla ora passa in mano al consiglio regionale, che sarà chiamato a confermare la decisione o proseguire con il piano cave, e ai tribunali dove pendono i ricorsi del cavatore e degli enti territoriali.
Ma intanto le associazioni, i comitati e le amministrazioni che si sono battute per questo primo risultato non abbassano la guardia e rilancia e rilanciano un’assemblea pubblica di approfondimento su tutte le questioni che rimangono aperte sulla cava. Si svolgerà lunedì 2 aprile alle ore 21 presso la sala consigliare del comune di cantello e servirà a fare il punto sul corso dell’iter che porterà al via libera o allo stop della cava.

Angelo Mina, coordinatore dei comitati contro la cava, insiste sull’importanza fondamentale che l’opinione pubblica riveste in questa vicenda. «È importante far conoscere il problema – spiega Mina – perché è soprattutto grazie alla mobilitazione delle associazioni e delle amministrazioni che siamo riusciti a raggiungere questi primi risultati. Anche perché la materia del contendere spesso risulta molto complicata e di difficile comprensione: la riapertura della cava implicherebbe una serie di conseguenze negative anche a fattori che non sono immediatamente percepibili, come ad esempio alle 5 sorgenti e agli 8 pozzi che stanno sottoterra nei pressi della cava e che sono fondamentali per l’approvvigionamento idrico. La cava inoltre costituirebbe un sito di lavorazione di 13 ettari, che si sommerebbe ai 24 della cava già esistente, ai cantieri della Pedemontana, a quelli dell’Arcisate Stabio, alla cosiddetta “Colina dei rifiuti”. Ci sembra evidente che Cantello ha già dato abbastanza e che ora è il momento di preservare il nostro territorio da ulteriori interventi».
«Oggi sembra ormai evidente che la direzione da prendere è un’altra e questo lo hanno capito anche le amministrazioni locali e provinciali – ha spiegato Minazzi di Legambiente -. Vanno difese le funzioni ecologiche di aree naturali come questa ed è anche una priorità della Regione e della Provincia che infatti stanno puntando sui corridoi ecologici».
Lo sanno bene anche alla LIPU, uniti nella battaglia contro la cava, che stanno partecipando ad un grosso progetto per i corridoi ecologici in tutta la provincia, «sulla valle della Bevera in particolare abbiamo avviato uno studio di fattibilità per l’istituzione di un piano locale di interesse sovracomunale. È chiaro che se da una parte c’è questa volontà dall’altra non può esserci quella di riapertura di un progetto come quello della cava».
«A tutto questo si aggiungono le ricadute in termini di inquinamento e traffico su tutto il territorio – spiega Mauro Sabbadini dell’Arci -. L’impatto dei camion sul traffico e delle polveri sul territorio sarebbe deleterio».

Lobiettivo dell’assemblea di lunedì 2 aprile sarebbe quello di adottare un ulteriore appello da portare in Regione, in occasione del consiglio regionale, per blindare la decisione di bloccare la cava.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 29 Marzo 2012
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