La base maroniana: “Delusi, Bossi doveva fare di più”

I varesini si aspettavano che il senatùr prendesse le distanze da tutti gli esponenti del cerchio magico e invece il capo ha cercato di tenere a freno la voglia di repulisti

I varesini vanno a Bergamo con la voglia di incoronare Roberto Maroni ma se ne tornano a casa un po’ delusi, perché Bossi non solo non ha incoronato Bobo successore, ma ha anche evitato di scaricare pubblicamente tanti esponenti vicini al fischiatissimo Renzo Bossi, che una parte della base vorrebbe buttare fuori dal partito. Ha offerto le scuse per gli errori della sua famiglia e la testa del tesoriere Belsito. Ma c’è qualcosa che non torna ai tanti varesini che vorrebbero Maroni segretario. Stefano Candiani, sindaco di Tradate, lo dice chiaramente: “L’idea rimane, ma gli uomini si fanno da parte. Non si può sempre salvare tutto, per tenere viva l’idea a volte bisogna che alcuni facciano delle scelte. Non sono del tutto contento – dice ancora – e la base credo che abbia fatto vedere che la pulizia deve andare più fondo”. Candiani è ancora più esplicito. Bossi ha baciato la bandiera della Padania per mostrare la sua fedeltà totale all’idea ma Candiani è quasi infastidito: “Non basta, non basta, è stata una cosa molto scenica ma la nostra base vuole una scelta più forte”.
Il motivo è chiaro. Bossi e Maroni hanno detto due cose diverse. Bobo parla già come se il fondatore fosse uscito di scena. Il senatùr però non parla del suo delfino come un successore. Tutt’altro. Dice che bisogna stare tutti uniti. Senza spaccature nè pulizie. 
Matteo Bianchi, sindaco di Morazzone, è arrivato con la pattuglia dei barbari sognanti di Varese, in una parte di militanza con le bandiere insubri: “Devo ancora interiorizzare – osserva- non nascondo che mi aspettavo di più, volevamo forse una presa di posizione più forte contro chi ha rubato. Il clima tra di noi varesini è questo, non siamo davvero soddisfatti”.
I titoli dei giornali, soprattutto quelli del centrodestra, a mezzanotte dicono che Maroni ha sfilato la Lega a Bossi, ma a sentire i militanti le cose sono molto più complesse. 
La manifestazione della Lega Nord, per i varesini aveva un sapore molto particolare: quello della rivincita della base maroniana, che non aveva accettato la proclamazione bulgara di Maurilio Canton al congresso provinciale, che vede in Roberto Maroni il nuovo capo del partito; che rivendica una classe dirigente di sindaci e militanti istituzionalizzati che però guardano ancora alla secessione, che ha visto nascere correnti ideologiche legate all’idea di Insubria, e che vuole che siano i congressi a decidere chi comanda. Il cerchio magico, insomma, era già diventato il simbolo di tutti i mali prima ancora che le indagini rivelassero che, all’ombra di Umberto Bossi, qualcuno considerava il partito un bancomat. Una voglia di regolare i conti che è nella pancia di tanta gente e a cui Bossi non ha dato soddisfazione. 
Il sindaco Attilio Fontana è un maroniano di ferro e prima dei discorsi era molto ottimista “E’ una occasione per fare davvero grande pulizia al nostro interno – dice – non so domani se la gente capirà in pieno quello che sta accadendo, ma di certo dobbiamo dimostrare una grande credibilità, e questo possiamo farlo solo dando prova di essere capaci di fare i conti in casa nostra. Maroni credo si sia reso conto che occorra andare fino in fondo”.
Già ma la Lega di questa sera sembra in una palude tra un passato che non si può mettere in discussione e un futuro che è più incerto di quanto non sembrasse ieri. Una cosa è certa, la base ha tributato una ovazione a Roberto Maroni, soprattutto quando ha utiliizzato i toni più duri contro i leghisti in odore di corruzione. Ma è stato lui stesso a dire che se Bossi si candiderà a segretario federale lo voterà. 

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Pubblicato il 11 Aprile 2012
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