Appalto al reparto infettivi, tutti assolti anche in appello

Il processo di secondo grado scagiona dalle accuse l'ex dg Carlo Lucchina e altri 12 imputati, dirigenti della struttura ospedaliera e delle aziende coinvolte

Sono state confermate in appello le assoluzioni disposte in primo grado per 13 persone fisiche e una società, coinvolte nel processo sul presunto appalto irregolare di circa 6 milioni per la ristrutturazione del reparto di malattie infettive dell’ospedale di Varese. E’ stata dichiarata prescritta per tutti gli imputati l’accusa di falso in relazione ai documenti con cui era stata corredata una delibera di per sé ritenuta legittima. I pubblici ministeri Claudio Gittardi e Fabio Napoleone avevano contestato l’aggravante del favoreggiamento di un’organizzazione di stampo mafioso. Tra gli imputati figurano Carlo Lucchina, ex direttore generale dell’azienda ospedaliera di Varese e poi direttore generale della Sanità per la Regione; il suo successore alla guida dell’ospedale, Roberto Rotasperti, nel frattempo deceduto; e gli ex direttori amministrativi Mario Noschese e Sergio Tadiello; oltre ad altri due funzionari dell’azienda. In sostanza, i dirigenti erano accusati di aver illecitamente consentito alla ditta Russello di Gela di subentrare nel 2001 alla Scuto per la realizzazione di lavori finanziati dalla Regione. Secondo l’accusa, nel passaggio di consegne non sarebbero state eseguite le verifiche antimafia sulla ditta subentrante, nonostante il titolare, Fabrizio Russello pure imputato in questo processo, fosse già finito sotto inchiesta due volte per associazione per delinquere di stampo mafioso (ma è stato poi assolto). Sotto accusa era anche la variante al progetto senza i pareri dell’ufficio territoriale, dell’azienda ospedaliera e soprattutto senza l’autorizzazione della Regione l’aumento di prezzo. 

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Pubblicato il 18 Aprile 2012
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