Cantello, la cava nelle mani dell’Arpa

Partiti e tecnici presentano le ragioni del no in un incontro pubblico. Toni accesi per via dello slogan della serata. La proprietà Nidoli: “Non siamo assassini, quereliamo”

cava cantelloL’attività estrattiva nella cava di Cantello è un pericolo per i giacimenti d’acqua che dissetano Varese e diversi comuni attorno al capoluogo? Questa è la domanda a cui dovrà rispondere l’Arpa della Lombardia, e da cui parte del fronte del “no cava” ha trovato ispirazione per darsi appuntamento ieri sera all’ex liceo musicale di Varese. Un incontro atteso e acceso, che ha visto toni in alcuni momenti sopra le righe per via anche della presenza della controparte, Antonio Nidoli, proprietario dell’area e che proprio in questi giorni ha voluto in prima persona, in centro a Varese, spiegare le sue ragioni.

La serata è stata organizzata dall’associazione “Aquaria” con l’avallo di alcuni partiti politici che hanno dato l’imprimatur alla presenza dei loro simboli su cartelloni affissi in città per informare dell’incontro. Manifesti che sono stati motivo di dure contestazioni da parte di Nidoli. Il tono utilizzato dagli organizzatori partiva da un slogan (Sopra la cava Nidoli campa, sotto la cava Varese crepa”) che non è piaciuto, e non solo alla proprietà, ma anche ad altri gruppi di attivisti come il Comitato Tre Scali, che raccoglie una lunga serie di associazioni che da tempo si battono contro la riapertura della cava. «Non esiste alcun rischio inquinamento per l’attività della cava, è una balla pazzesca. Siamo stati attaccati dalla stampa con una sorta di campagna ad personam – ha spiegato Antonio Nidoli. Ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato quel messaggio, che è diffamatorio perché non vero: noi non siamo assassini. Per questo ho dato mandato ai miei avvocati di rivalermi nelle sedi opportune».

La preoccupazione per l’esito di questa vertenza è, per gli oppositori al progetto Italinerti, di natura paesaggistica, ambientale (passano corridoi ecologici), e di risorse per la collettività: due aree sono state analizzate: la Val Sorda e i pozzi della Bevera. Se per “Aquaria”, che ha portato documenti contenuti in relazioni di Aspem e della stessa Arpa, vi è la preoccupazione per l’attività di scavo che potrà mettere in pericolo la falda, la proprietà Nidoli ha insistito sulla posizione dell’area, a valle dei pozzi principali e quindi del tutto ininfluente alla luce del pericolo di far rimanere a secco Varese e non solo: anche parte degli acquedotti di Azzate, Malnate e Bodio Lomnago si servono da queste fonti.

Si saprà mercoledì prossimo quali sono i tempi che l’Agenzia regionale per l’ambente della Lombardia ha per decidere se l’attività della cava Italinerti di Cantello potrà proseguire o se vi sarà uno stop. Motivo: la Regione, dopo la delibera di stralcio della cava presentata dalla Provincia, ha bloccato la pratica. Su questo punto è intervenuto il consigliere regionale del Partito Democratico Alessandro Alfieri che ha ricostruito l’iter, spendendo qualche parola anche sull’ipotesi “persecutoria” dei Nidoli.
«In Regione vagliamo molti provvedimenti che riguardano l’uso del territorio. Martedì prossimo verrà per esempio attivata la commissione di inchiesta sull’attività di cava Cantone, dove addirittura ci sono stati arresti. Il nostro compito è anche quello di fare chiarezza: quando abbiamo visto la delibera della Provincia, che adduceva a richiesta di stralcio dal piano cave motivazioni di natura politica, abbiamo fermato tutto, e la decisione è stata unanime: tutti i partiti l’hanno votata chiedendo l’analisi di un organo tecnico, che stiamo attendendo».

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Pubblicato il 25 Maggio 2012
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