Vacche al pascolo grazie ai cacciatori
Tre anni fa il progetto per creare una riserva di cibo destinata a lepri e cervi: via gli alberi e di nuovo l’erba. Ma da due settimane un allevatore usa i prati in alpeggio come fossimo in Valtellina
Di primo acchito verrebbe da pensare: “Bravi i cacciatori. Sfamano gli animali selvatici, creano habitat e riserve per poi sparare a lepri e mufloni”. Per qualche doppietta sarà anche così. Ma sui monti dei Sette Termini, a Montegrino Valtravaglia, dieci ettari di bosco sono stati trasformati in pascoli dove sono tornate anche le mucche, in alpeggio, come una volta. Sono arrivate due settimane fa: mangiano l’erba, fanno il latte, concimano il terreno e assicurano la sopravvivenza di quest’area. Un pezzetto di Svizzera a casa nostra.
«Mio padre, se fosse ancora tra noi, avrebbe le lacrime agli occhi: lui, quarant’anni fa andava a portare le sue bestie e pascolare qui. Poi, negli anni ’80, questo posto è stato lasciato andare e si è trasformato in bosco. E noi ora l’abbiamo salvato».
Giovanni Bianchi, 49 anni, un po’ di magone a ricordare queste cose ce l’ha. È lui che assieme ad altri cacciatori appartenenti all’ATC1, l’ambito territoriale 1 in cui è divisa la provincia, si è rimboccato le maniche e ha cominciato a tagliare alberi e trasformare quello che era bosco in un paradiso per passeggiate, escursioni, pic-nic e, ovviamente…in un piatto prelibato per animali selvatici e mucche.
Il progetto si chiama Vapamont ed è partito tre anni fa. Oggi si raccolgono i frutti.
Ma come è possibile trasformare un pezzo di bosco in un prato in così poco tempo? E serve davvero agli animali?
La risposta si trova nella spiegazione di uno scienziato.
Marco Magni è un agronomo che si è occupato della rinascita dei Sette Termini: in tutto sono 10 ettari riportati a bosco.
«La zona andava pulita dal bosco: si tratta di un’area di 100 mila metri quadrati che ora risulta a pascolo. Abbiamo cominciato ad effettuare gli interventi maggiori, per poi pulire il sottobosco dalle felci e ripristinare il pascolo. Restava il problema di mantenere il lavoro svolto. E con l’arrivo delle vacche al pascolo, questo obiettivo è garantito. E non solo: è pure sostenibile dal momento che l’erba viene tagliata naturalmente, e concimata, attirando anche molte specie di uccelli che qui trovano riparo».
E gli animali selvatici?
«Lo scopo era proprio quello di offrire un’area protetta per cervi, caprioli, mufloni, lepri: animali che necessitano di pascoli e che se non trovano da mangiare, specialmente in alcuni momenti dell’anno, scendono a valle, causando a volte non pochi problemi. In questa maniera abbiamo ripristinato una fonte di approvvigionamento importante, creando il pascolo in quota».
Secondo Magni il risultato dei Sette Termini è apprezzabile. «È il primo caso di questo tipo in provincia di Varese: dal bosco al pascolo in tre anni. Si tratta di un risultato lusinghiero reso possibile dal finanziamento di Atc1, Provincia di Varese e ANUU. Esiste un altro progetto simile, finanziato dalla regione, a Porto Valtravaglia, dove però per quest’anno non è stato raggiunto ancora un accordo con gli allevatori e far quindi “tagliare” l’erba a mucche e vitellini».
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