Lapierre: “Per la solidarietà servono più forze”
Il celebre scrittore è intervenuto questa mattina in occasione del trentennale della Fondazione Anna Villa e Felice Rusconi
«Sono sempre felice di tornare in Italia, qui ho trovato generosità e apertura di cuore rare negli altri paesi ed è sorprendente la capacità italiana di mobilitarsi per la solidarietà mondiale» sono parole importanti, soprattutto perché provengono da una persona che della solidarietà ne ha fatto la ragione di vita, Dominique Lapierre (a sinistra nella foto).
Il celebre scrittore, da sempre impegnato a raccontare il mondo dalla parte dei più poveri, è intervenuto questa mattina all’hotel Palace di Varese, come ospite d’onore alla celebrazione del trentennale della Fondazione Anna Villa e Felice Rusconi.
Con semplicità ed un velo di emozione Lapierre ha subito catturato l’attenzione dei presenti raccontando con allegria la profonda amicizia che lo lega a Noè Rusconi (a destra), attuale presidente della fondazione varesina: «insieme abbiamo viaggiato in India, abbiamo affrontato il suo caldo, il suo inquinamento soffocante ed il suo traffico sorprendente. Grazie al suo impegno ho potuto realizzare molti progetti importanti ma per continuare è però necessario l’intervento di molte altre persone.»
Lapierre è diretto, parla con chiarezza, in un italiano a volte un po’ improvvisato ma efficace ed emozionante: «Ancora oggi, in India 50 milioni di bambini non possono entrare in una scuola e il problema della fame travolge più di 350 milioni di persone. Una povertà che stona profondamente con lo stile di vita occidentale del terzo millennio. Con la stessa cifra spesa in prodotti cosmetici dagli Stati Uniti si potrebbe risolvere il problema della fame e dell’analfabetismo in molte parti del mondo».
Lo scrittore ha parlato con soddisfazione anche di alcune sue “vittorie”: «è indescrivibile la gioia di vedersi correre incontro un ragazzo di 19 anni, che abbiamo salvato grazie al sostegno al centro di cura per bambini lebbrosi in cui era ricoverato, con in mano un diploma di ingegnere meccanico e che presto comprerà un terreno per costruire una casa per la sua famiglia lontano dalle bidonville di Calcutta».
È stato proprio l’incontro con Dominique Lapierre a spingere Noè Rusconi ad orientare fortemente l’attività della sua fondazione anche sul fronte umanitario. Lo scopo iniziale dell’ente varesino era essenzialmente quello di promuovere, finanziare e sostenere attivamente la ricerca scientifica e medico-biologica aiutando inoltre giovani laureati nel loro percorso di formazione. «Oggi – ha spiegato Rusconi – il raggio d’azione della Fondazione Rusconi si è ampliato coinvolgendo nuovi progetti e nuovi obiettivi orientati soprattutto agli aiuti umanitari».
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