Precario a 56 anni: “Senza speranza: il contratto non lo avrò mai”

Vincenzo, è un tecnico elettronico. Insegna dal 1978 ma, per una serie di coincidenze negative, oggi si deve accontentare di brevi supplenze

VincenzoVincenzo, ha 56 anni. La sua è una vita dedicata alla scuola, alla formazione di periti elettronici. È un precario senza speranza: il contratto a tempo indeterminato non lo raggiungerà mai. «La mia materia è ormai sparita dagli ordinamenti. Quando ho iniziato l’Italia stava conoscendo il boom dell’elettronica. Io lavoravo in una scuola privata e tutti gli elettronici di quel tempo a Varese sono passai da me. Poi la scuola statale ha aperto corsi di specializzazione e sono passato al pubblico».

La storia di Vincenzo è una somma di coincidenze negative e di declino industriale: «Nella scuola pubblica sono stato chiamato a insegnare elettronica perché mancavano gli ingegneri. E io ho accettato anche perché, con l’esplosione che il paese stava vivendo, mi sembrava impossibile che qualche laureato si sarebbe accontentato di uno stipendio da professore. Invece mi sbagliavo…. Negli anni ’90 la crisi del settore ha riempito le scuole di professori laureati e io sono stato rimandato a fare il tecnico di laboratorio».  Ma la sfortuna non ha ancora completato il suo corso: « Venne approvata una sanatoria per coloro che avevano fatto almeno due anni di tecnico negli ultimi 4. Ma io avevo insegnato per cui, nonostante i miei 15 anni di servizio, fui escluso. Ho accettato di buon grado pensando che, comunque, il mio era un campo sicuro e nel 2000 ero certo di avercela quasi fatta».

Poi sono arrivate le riforme della scuola, la riduzione delle cattedre, la diminuzione delle ore di laboratorio e degli studenti e così Vincenzo, oggi, nonostante sia il primo in graduatoria ha ben 11 perdenti posto ( docenti con contratto ma senza più cattedra) davanti: « Quali ambizioni potrei avere? Anche chi è di ruolo oggi non ha più un posto. Il problema è che non ci sono più cattedre. Vivo di giorno in giorno, in attesa di una telefonata».

Lo scorso anno, Vincenzo ha lavorato da novembre, con una serie di contratti di supplenza che lo hanno portato fino a giugno e anche alla maturità: « Anche in questo caso sono stato convocato il giorno del primo scritto per sostituire un docente in malattia».

Non ha più alcuna certezza: «È dal 1978 che accumulo punteggio, ma “l’orsacchiotto” si allontana sempre di più. Io pago l’errore di aver aiutato la scuola pubblica quando non aveva docenti in grado di insegnare l’elettronica: se fossi rimasti in laboratorio, ora sarei sistemato da anni… Io credevo davvero in quello che facevo e ancora oggi credo che un paese che non investe nell’elettronica corre un rischio enorme. Sono un precario con la paura costante della disoccupazione. Ma ora cosa potrei fare? Accetto anche situazioni limite: lo scorso anno mi dividevo tra Luino e Gallarate e mi spostavo due volte anche nell’arco della stessa giornata. Vado avanti, boccheggiando, verso la pensione». 

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 07 Settembre 2012
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