Un estate di lavoro per i profughi varesini

Si è trattato di un modo per dare ai ragazzi un’occupazione formativa mentre si trovavano nel “limbo” della burocrazia necessaria per smaltire le loro pratiche di richiesta di asilo politico

Un estate di formazione e lavoro e oggi la consegna dell’attestato. Per i profughi varesini, spediti a Varese dopo l’emergenza sbarchi di un anno fa, si è concluso o per alcuni sta per concludersi, il progetto organizzato dal Comune di Varese.
Si è trattato di un modo per dare ai ragazzi un’occupazione formativa mentre si trovavano nel “limbo” della burocrazia necessaria per smaltire le loro pratiche di richiesta di asilo politico.
Era la primavera del 2011 quando l’Italia si è trovata a dover accogliere migliaia di profughi provenienti dalla Libia, per la gran parte di origini sud africane.
Nella sola Lombardia ne arrivarono oltre 2000, oltre 60 a Varese, tutti uomini, dei quali 43 sono stati accolti e ospitati presso l’hotel Plaza di via Sanvito.
La struttura, così come tutte quelle che li ospitarono, aveva avviato da subito un progetto di accoglienza con vitto e alloggio a carico del Ministero degli Interni, così come stabilito dal “piano emergenza” predisposto per gestire la situazione.
La condizione dei rifugiati, però, era molto simile ad un limbo. Ognuno, infatti, ha dovuto formalizzare le pratiche di richiesta per l’asilo politico e attendere una risposta.
Un processo che, in condizioni normali, richiede all’incirca sei mesi per fare le dovute verifiche sulla legittimità dello status di rifugiato. Nel caso specifico, però, ci si è trovati in un tempo brevissimo a dover smaltire migliaia di pratiche, tutte legate alle conseguenze del conflitto libico che ha spinto migliaia di disperati a prendere la via del mare (spesso obbligati dal regime). E in questa condizione sospesa, in attesa della risposta sulla loro condizione, hanno dovuto adempiere alle disposizioni di legge: tra le quali c’è quella che vieta di essere assunti e lavorare.
Una condizione frustrante se teniamo conto che si tratta prevalentemente di giovani ventenni, in salute e nel pieno delle loro energie.
Il Comune di Varese, con l’obiettivo di facilitare la loro integrazione nel tessuto sociale e di rendere produttiva ed utile la loro permanenza, si è fatto promotore, così come accaduto in altre realtà, di un progetto di formazione-lavoro, anch’esso recepito e finanziato completamente dal Ministero degli Interni.
Il progetto, ad adesione volontaria, era stato accolto con favore da 23 di loro: dieci sono impiegati in un progetto a favore del Comune in servizi di verde pubblico e cimiteriali; di questi ne sono rimasti otto, 2 nel frattempo hanno ottenuto il permesso di soggiorno e trovato un impiego. Sei collaborano tutt’oggi con Aspem e altri sette con il Centro Gulliver. Tutti impiegati per 18 ore settimanali.
Un progetto nato sopratutto anche grazie al contributo dell’associazionismo che si è rilevato, ancora una volta, prezioso ed essenziale: Coordinamento Migranti, ANOLF e COLCE hanno attivamente collaborato per la riuscita del progetto.
Venerdì 14 settembre si è conclusa la collaborazione con il Comune, mentre proseguono i progetti con Aspem e Gulliver, che si concluderanno  entro il 31 dicembre 2012. Oggi l’assessore a Famiglia  e Persona Enrico Angelini ha consegnato ai profughi impegnati con l’amministrazione comunale un attestato di partecipazione al progetto.
Bilancio fortemente positivo: da profughi inattesi a persone gradite ed utili grazie alla volontà delle Istituzioni e delle Associazioni, alla sinergia, al lavoro e alla passione di molti.
«Accogliere non significa “parcheggiare” delle persone per mesi – commenta l’Assessore a Famiglia, Persona e Università Enrico Angelini.

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Consegna degli attestati ai profughi varesini 4 di 10

Certo adesso rimane aperta una questione cruciale: il 31 dicembre avrà fine la copertura per l’accoglienza dei profughi stanziata insieme al piano d’emergenza. Proprio in virtù di quella situazione "anomale" era stato creato un percorso ad hoc per gestire l’emergenza, diverso da quello previsto per i nomrali casi di asilo politico. Per questo è quanto mai urgente capire che cosa accadrà dal 1 gennaio in poi, quando finirà il piano di emergenza. ma questa è una partita nazionale tutta in mano al Governo.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 17 Settembre 2012
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