Renzi: “Voglio un’Italia dove non governino più i soliti noti”

Il sindaco di Firenze parla di futuro, merito, Europa. E si rivolge ai genitori "Vedo molti bambini in sala, per me è bellissimo, per loro magari un po’ meno, scommetto che non vedono l’ora li portiate al parco…"

«Speranza» è una delle parole che Matteo Renzi cita più spesso, nei suoi discorsi. Fa leva sulla giovane età, 37 anni, racconta che però ha tre figli, e quasi i capelli bianchi.

Per quelli della sua generazione è una bella scossa, a cominciare dallo slogan, «adesso», ovvero l’urgenza di mettersi in gioco subito, di governare per cambiare le cose. Il messaggio di Matteo Renzi parte da questa immanenza, dalla sua testimonianza, anche fisica, giovane, energica: un uomo a favore di telecamera di certo, ma anche molto alla mano con la gente. Si ferma e lascia il passo a una vecchietta sul marciapiede di via Vittorio Veneto, e la saluta; si mette la magliettina dei ragazzi che lo sostengono, poi dal palco parla a braccio come un attore consumato. Un po’ comizio, un po’ filmati. Né di destra, né di sinistra (almeno nell’estetica politica e simbolica, sui contenuti invece il dibattito è aperto). Passano Troisi, Will Smith, Obama.

«Il mio programma si sintetizza in tre parole – attacca – futuro, Europa e merito». Poi passa alle spiegazioni. Lo interrompono dal pubblico, e lui risponde. Se qualcuno chiede qualcosa, prima vuole sapere il nome e poi replica: «Guarda Sergio, quello che voglio fare io è questo…la politica è cambiare il futuro dei nostro figli. A me non importa nulla di cosa farà Casini domani mattina…». Intervalla spesso un discorso programmatico con una battuta di senso comune: «Vedo molti bambini in sala, per me è bellissimo, per loro magari un po’ meno, scommetto che non vedono l’ora li portiate al parco…». Lo slogan della rottamazione, dice non era contro gli anziani: «Ci sono anziani meravigliosi – dice – hanno però voluto dare un significato distorto a quella mia frase». A Bersani lancia un messaggio: «Lo stimo. Non lo ringrazio perché convocare le primarie era un suo dovere, però è stato bravo a non avere paura di confrontarsi, e a resistere a chi gli diceva di non fare le primarie».
 Parte Troisi. Qualche battuta in toscano, la citazione di Benigni, con le risate dalla platea, ma subito si affretta a bilanciare il suo mix di politica e show con un’altra battuta. «Non siamo mica degli showmen, noi siamo sindaci che governano le città, che hanno a che fare con i problemi della gente, e che si trovano in difficoltà ogni giorno perché sottoposti a un patto di stupidità» sottolinea riferendosi al patto di stabilità che impedisce agli enti locali di fare investimenti.
 Cita poi i pasti forinti dal comune di Firenze ai bambini, e gli asili nido per le famiglie, un suo pallino. Sul possibile ritorno di Tremonti è sferzante. «Sembra Lo squalo 7». Spiega che bisogna spendere meglio i soldi nelle infrastrutture, che lo stato deve pagare prima le imprese, e che va reso onore ai piccoli imprenditori. Ammette che anche nel centrosinistra «abbiamo spesso solo chiacchierato».

Si impegna a fare «ciò che abbiamo detto
». E manda un filmato con il comico Crozza che lo imita e pronuncia la battuta del momento: «Oggi non posso partecipare alle primarie perché ho judo». Poi torna sugli asili nido e snocciola dati: «Io mi vergogno quando leggo che in Italia solo il 46% delle donne può lavorare, è sbagliato considerare naturale che le donne debbano stare casa».
 Sull’Europa è più breve, osserva che dovrebbe occuparsi di più del massacri in Siria, dei morti cristiani in Nigeria, e passa al “merito” con un classico discorso alla Toni Blair che peraltro era già stato fatto negli anni scorsi anche da D’Alema e Veltroni: «L’uguaglianza non deve essere il punto di arrivo, ma il punto di partenza affinché anche il figlio dell’operaio possa competere con il figlio del signore».

Renzi dice che vuole un paese dove non ci siano sempre davanti «i soliti noti»
e che vorrebbe togliere i privilegi di tutti quelli che governano. Applausi convinti. Ok la competizione economica, ma è quella politica che in questo momento sta lanciando lo stesso Renzi, e allora ecco le sue coordinate.
«Io non parlo mai male degli altri – afferma – se noi prenderemo la maggioranza bene, se non lo faremo è perché avremo a sbagliato a parlare agli elettori. L’importante però è giocare la partita, avere il coraggio di farlo adesso. Andate a votare alle primarie il 25 novembre – chiude il sindaco di Firenze – perché la politica credo che sia ancora la strada per restituire a noi tutti la speranza. Bisogna avere il coraggio di tornare a dare del tu alla gente. Ma per fare questo dobbiamo metterci in gioco sul serio, tutti».

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Pubblicato il 22 Settembre 2012
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