“Altro che sprovveduti, i partigiani del San Martino erano soldati esperti”

Mario Colombo, presidente ANPI di Gorla Minore non è d’accordo con lo storico Giannantoni: “Assieme agli americani preparavano una resistenza ad ampio raggio”. E tira fuori le carte

battaglia san martinoTattica sbagliata sull’esperienza partigiana del San Martino, comandanti sprovveduti, battaglie perse: la recente ricerca storico documentale realizzata da Franco Giannantoni, sintetizzata in una video intervista ripresa da Varesenews, fa discutere. Infatti giunge a pochi giorni dalla pubblicazione dell’articolo la replica di un altro studioso di questi avevnimenti, giocata su documenti d’archivio originali
Avvertenza per i lettori: siamo nel settembre 1943, l’armistizio di Cassibile, "firmato" da Badoglio mette di fatto fine all’alleanza coi tedeschi, che diventano truppe di occupazione. In pochi giorni si verifica lo sbandamento dell’esercito italiano con reparti interi fatti prigionieri nei teatri di operazione all’estero, o liquidati (tragedia di Cefalonia e altri episodi), o che si danno alla macchia. Proprio come avvenne in Valcuvia, sulle montagne del San Martino che tra l’altro ospita ancora oggi diverse fortificazioni realizzate anni addietro e volute dal generale Cadorna.
Cosa fecero questi militari, che per mesi tennero in scacco repubblichini e reparti delle Waffen SS? (un corpo specializzato nell’avviare i rastrellamenti di ebrei nei territori occupati dall’esercito tedesco e di annientare le sacche di resistenza).
L’opinione dello storico Franco Giannantoni è chiara – come anticipato – e, al netto “della retorica patriottarda” a cui lo studioso fa riferimento, il comandante Croce “fu un generoso eroe, ma militarmente uno sprovveduto in quanto si è consegnato in bocca al nemico”. Tattica sbagliata, insomma: invece di resistere con vere e proprie battaglie, per poi subire una rotta sul piano militare, sarebbe stato meglio scendere dalla montagna e attaccare l’invasore col “mordi e fuggi”.battaglia san martino
«Ma non è così!» tuona Mario Colombo presidente ANPI Gorla Minore. E per sostenere che «il Croce andò sul San Martino con un piano già preciso e già in contatto con agenti americani altamente qualificati che lo seguirono» non esita a riprendere la polemica storica sul piano filologico.
«Esaminando documenti dell’Office Stratecic Service presso l’archivio di Waschigton DC – sostiene Colombo dell’Associazione nazionale partigiani d’Italia di Gorla Minore – sl apprende che il gruppo Verbania del col. Croce (che per noi è sempre stato il "Gruppo 5 Giornate") è composto da uomini “workmanlike" che significa altamente qualificati. Perché noi li dobbiamo qualificare diversamente? Vi sono circa 25 documenti sul San Martino presso il mio archivio e tutti descrivono il grande valore di questi uomini e del suo comandante».
san martino documento ossCosa si legge in questi documenti? Dai rapporti esistenti nell’archivio dell’OSS (predecessore della CIA nda) «si apprende che il Gruppo è composto da circa 500 uomini parzialmente armati, il suo programma è di stabilirsi a Nord di Cassano Valcuvia per controllare l’area Nord/Est del Monte San Martino incluso i paesi di Brissago – Cassano – Grantola, preparare un campo per ricevere rifornimenti dalla lunghezza minima di mt. 100 nell’area a ovest di Cassano Valcuvia e a Nord Est del Monte San Martino. A rifornimenti ricevuti il compito era di interrompere la strada Varese-Luino e attaccare le istallazioni a Sesto Calende, sabotare la galleria Chiasso-Como, controllare il misterioso tunnel che si sta scavando alla periferia di Como verso la Svizzera (lavoro intercettato dai ricognitori e fotografato)» – spiega Colombo.
«Anche i tedeschi compresero l’importanza di questo gruppo e ritennero necessario liquidarlo al più presto possibile – continua Colombo – , impiegando una ingente quantità di mezzi: misero in campo tre bombardieri e due battaglioni di SS più i repubblichini. Quindi il col. Croce non andò sul cocuzzolo della montagna per mancanza di esperienza, ma con l’obiettivo, attaccato da ingenti forze, di cercare l’unica via di salvezza che aveva per i suoi uomini».

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Pubblicato il 27 Novembre 2012
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