Quando si andava, in marcia, a fare il bagno alla colonia

Dal fascismo ai nostri giorni la storia di un luogo di vacanza sul Lago Maggiore che ha ospitato intere generazioni di bambini

Altro che camerette climatizzate, game boy, e cellulare. Una volta, quando la scuola finiva e il caldo non risparmiava neppure i più piccoli, la spartana soluzione all’estate si chiamava colonia. Al mare, in montagna e ovviamente anche al lago. Un ricordo che in tanti, superata la cinquantina hanno ancora oggi, sebbene "l’andare in colonia" inteso nella sua classica accezione abbia lasciato il campo all’iniziativa privata, come avviene per i numerosi agriturismi. Si tratta di attività che sempre più spesso "aprono" ai bimbi proponendo settimane di campeggio, trekking a cavallo e vita in campagna. Ma un tempo esistevano luoghi dedicati alla villeggiatura dei bambini, posti che facevano "rompere il ghiaccio" anche ai più timidi e indirizzavano alla vita generazioni di piccoli. Posti che oggi non esistono più, se non nella memoria degli abitanti del luogo, come avviene per la colonia di Germignaga.

La storia della colonia elioterapica di Germignaga iniziò nel 1929, in pieno ventennio fascista e la sua architettura è un classico esempio di monumentalità, così come la voleva il Capo. Tutti gli anziani di Germignaga se la ricordano e tutti ne hanno un ricordo positivo di giochi, bagni d’acqua e di sole, amicizie nate e finite. Anche quelli che, appena un po’ più grandi, militarono nelle fila della resistenza. Anche il direttore di allora, naturalmente un gerarca fascista, è ricordato come «un uomo buono e simpatico al quale piacevano i bambini». Agli anziani di Luino torna in mente perchè a dodici anni si radunavano al rondò del Carmine, sul lungolago raccontato dal Chiara, insieme ai ragazzi che arrivavano da Voldomino e tutti insieme, in fila e a tempo di marcia, si dirigevano verso l’amata colonia alle 8 del mattino.

Tutto era militarizzato e gli orari per i bagni e i giochi erano limitati e prestabiliti, ma tutto, per loro, assomigliava più ad un gioco che ad un inquadramento psicologico. L’entrata della colonia è un grande cancello con un arco che reca la scritta, appunto, colonia elioterapica, poi c’era un viottolo che li portava alla grande costruzione che si prolunga nel lago per una trentina di metri. L’ingresso dell’edificio principale è mastodontico: anch’esso doveva ricordare la grandeur, l’Impero. Nel grande edificio lungo e basso c’erano le cucine e la mensa, spazi per attività al coperto quando il soffio della montegrina portava il maltempo e non si poteva stare fuori. La colonia ha ospitato i bambini delle vallate intorno a Luino fino al 1948, anno in cui è stata dismessa per venir destinata ad altri usi fino alla sua chiusura, qualche anno fa, perchè considerata pericolante.

Oggi la riqualificazione della fascia a lago voluta dall’amministrazione comunale manterrà l’edificio che dovrà, però, essere ristrutturato completamente. Anche la spiaggia a lato, dove in quei tempi si prendeva il sole, parte fondamentale per le cure elioterapiche, verrà risistemata insieme al prato retrostante, una volta un campo da calcio. Dunque la colonia dovrebbe rimanere al suo posto e magari si potrà rivederla viva dopo tanti anni di degrado e decadimento anche a causa della simbologia che sta dietro alla sua costruzione.

In fondo il bel ricordo lasciato in molti cittadini del Luinese potrebbe bastare come motivo alla base di una sua riapertura.

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Pubblicato il 28 Luglio 2005
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