La felicità secondo De Masi e Bonomi

Come difendere il proprio diritto ad avere aspirazioni in un mondo in tumultuoso cambiamento: ne parlano ad Anche Io due noti sociologi

Per essere felici bisogna prima di tutto non porsi scadenze, non accumulare cose inutili ma valorizzare quanto già si ha, ed esercitarsi nell’”ozio creativo”, avvicinando lavoro, gioco e studio; ma non è escluso che vi siano modi meno individualistici e più comunitari per conseguire l’agognata meta. Queste le conclusioni di “Non c’è benessere senza felicità”, l’incontro organizzato da Varesenews nell’ambito di Anche Io, la festa del giornale in svolgimento alla Schiranna di Varese. Per affrontare cotanto tema, si sono convocati due pensatori originali e profondi come i sociologi Domenico De Masi e Aldo Bonomi (nella foto), che hanno dato visioni complementari  del nostro mondo e della sua ricerca della felicità: più filosofica ed arguta l’argomentazione di De Masi, più lucida e razionale l’analisi di Bonomi, quasi un oracolo dei tempi presenti ed a venire.

 

Per entrambi i relatori, stuzzicati dalle domande del direttore di Varesenews Marco Giovannelli, questo mondo non è il migliore di quelli possibili, ma è il migliore di quelli esistiti finora. A testimoniarlo, per De Masi, è il progresso tecnico e sociale, la vita più lunga, i mali curati, la possibilità – per chi non deve lottare per il pane – di dedicarsi all’ozio creativo. “I dannati della Terra, gli ultimi, per farsi ascoltare si devono ribellare” ha sentenziato De Masi: chi ha, come noi, si compiace di rammaricarsi per le disgrazie altrui, ma poi non fa nulla di concreto per porvi rimedio. E proprio sui temi del rapporto tra i diversi mondi dell’avere e del non avere giunge a fagiolo il racconto di come dall’incontro fra De Masi e Frei Betto, noto esponente cattolico brasiliano, nacque il libro “Non c’è progresso senza felicità”, redatto raccogliendo una lunga chiacchierata su temi tutt’altro che banali tenuta di fronte ad un giornalista del paese sudamericano. “Tra me, laico, e lui, credente, la differenza era evidente” ha raccontato De Masi. Per il laico sociologo, i Paradisi proposti dalle varie religioni non sono che una proiezione dei desideri insoddisfatti dell’umanità. Bonomi ha approfondito il discorso sui vari aspetti del mondo d’oggi, dividendolo in tre grandi ambiti socioeconomici, quello della “nuda vita”, dove si lavora con il proprio pensiero ed il proprio sapere – “da socializzare, da liberare dalle catene della proprietà” secondo il nostro relatore – contrapposto a quello della “vita nuda”, in cui si lotta per la sopravvivenza, il cibo, la casa. In mezzo, il mondo in via di sviluppo e conquistato dall’industrializzazione “vecchio stampo” – Brasile, Cina, India, i giganti di domani.

 

Come mai nel mondo ancora tanta infelicità, anche dove ci sarebbe l’abbodanza? Per De Masi, i cretini (sic) sono una delle cause fondamentali. Per cretineria si intendono vari comportamenti negativi che conducono a danneggiare il prossimo e la società, da quelli più gravi a quelli più trascurabili. Si va dalle torture inflitte a Frei Betto al tempo della dittatura in Brasile, con il religioso usato per “addestrare” al “miglior” uso degli elettrodi i torturatori brasiliani, a loro volta “istruiti” da torturatori capo americani della CIA (no, non è propaganda, ndr), al tasso di povertà negli Stati Uniti, drammaticamente sottolineato in queste ore dal sacco di New Orleans, fino alla scoperta che il Triveneto ha più turisti dell’intero Sud d’Italia… “perché evidentemente ha qualche cretino in meno” sospira De Masi, egli stesso meridionalissimo. “Oggi, purtroppo, a differenza di una volta si può essere ricchi e cretini contemporaneamente” osserva De Masi: ed è una ben grave constatazione.

Nella società di oggi cambiano molte cose, tra cui la percezione dei lussi, che oggi sono il tempo, lo spazio, la privacy, l’indipendenza; ma soprattutto è cruciale la produzione di futuro, il campo di battaglia di oggi, basti pensare ai software informatici o alle biotecnologie. “Solo con il sapere si può contrastare la produzione di futuro da parte di interessi non nostri: e non sarà certo l’università italiana di oggi a farlo” polemizza de Masi, ferocemente critico delle varie riforme attuate finora, invocando tasse universitarie più alte per un’università finalmente di qualità. Per Bonomi, “mangiare” il futuro significa invece prima di tutto capire l’oggi, il radicale mutamento di prospettiva trfa la società industriale e quella postindustriale, che sconvolge tecnologia, società, valori, visioni del mondo come a suo tempo fece l’industrializzazione per i contadini. “Indietro non si torna: l’unica è socializzare il sapere, e con esso il potere” per Bonomi: e se il secondo resta un auspicio, per il primo Varesenews sta validamente facendo la sua parte.

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Pubblicato il 02 Settembre 2005
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