Fusione in Valcuvia, i sindaci: “Ci adegueremo al risultato del referendum”

In una lettera a Varesenews in risposta ad una polemica politica, cinque amministratori di altrettanti comuni fanno il punto. Ci saranno “prosindaci”, “consultori” e servizi ai cittadini erogati da ciascun municipio

fusione valcuviaNon ci sarà patto leonino fra comuni più forti a discapito dei più deboli, ma, anzi, gli ex municipi diventeranno centri di erogazione per i servizi ai cittadini con problemi a muoversi e addirittura sarà istituita la figura del “prosindaco” e del “consultore”, che tireranno le somme dei bisogni delle singole comunità.
A distanza di poco più di un mese dal giorno del referendum sulle fusioni di comuni, che si terrà il primo di dicembre, si mettono i puntini sulle “i” del progetto di accorpamento che riguarderà, fra gli altri, cinque comuni della Valcuvia. L’occasione per tornare sulla questione è il grido al “mi si escludeva” che – per dirla col cantante del suo stesso cognome – Alberto Rossi, ex sindaco di Mesenzana (nella foto sotto a destra) e oggi esponente di un nuovo gruppo consiliare lanciò qualche giorno fa dalle colonne di Varesenews: “c’è il rischio – si leggeva tra le righe – che qualche comune voglia fare il più forte nei riguardi di altri più piccoli o meno rappresentati”. Lo scritto di Rossi è stato il pretesto per una risposta giunta al giornale e firmata dai 5 sindaci dei comuni chiamati a decidere sulla fusione appunto fra Mesenzana, Grantola, Ferrera di Varese, Masciago Primo e Cassano Valcuvia.
“Mentre si sta ancora lavorando al progetto di fusione, qualcuno ha già iniziato la campagna elettorale – scrivono i firmatari della missiva in risposta a Rossi – proponendo quella solitamesenzana propaganda politica che tanto male fa al nostro Paese, alle istituzioni e al nostro territorio, fatta di provocazioni di divisioni e di essere sempre contro qualcuno o qualcosa. In questo caso, con la paura che le armate dei paesi limitrofi possano attaccare Mesenzana, si sta proponendo come l’unico salvatore del proprio paese, mettendolo al centro del contendere, in modo che possa sovrastare sugli altri comuni più piccoli che stanno, con grandi sacrifici, mettendosi insieme”.
Noi, sindaci dei cinque comuni artefici – si scrive nell’articolato documento – , insieme alle nostre amministrazioni del progetto di fusione, in questo periodo, anziché iniziare la campagna elettorale sul nulla, siamo invece occupati a fare conoscere ai nostri cittadini, che andranno a votare al prossimo referendum del primo dicembre per il si o per il no alla fusione, cosa vuol dire provare ad unire, piuttosto che dividere e i vantaggi che ne potranno derivare. La legge ci impone, per il prossimo anno, di unirci con varie possibilità, e noi oggi siamo impegnati nel garantire che i cittadini dei nostri comuni siano informati sulla scelta che le nostre amministrazioni hanno fatto e che vadano a votare in modo consapevole. Per il si o per il no. Già, perché nei nostri Consigli comunali abbiamo deliberato che se i referendum siano palesemente indicatori di una volontà, noi ci adegueremo a quella volontà, che sia per il si alla fusione oppure per il no”.
L’obiettivo, nell’intento messo nero su bianco dai sindaci della fusione, sarà quello di “assicurare in futuro la rappresentatività e l’identità di tutti i comuni coinvolti nella fusione, senza mettere in secondo piano l’ente più piccolo ma assicuragli pari dignità e la possibilità di non scomparire fagocitato dal comune più grosso”.
grantolaEd ecco che si fa riferimento a quelli che, ancora in fase embrionale, saranno le figure che assicureranno partecipazione e rappresentanza alle singole comunità locali: “Il patto che gli attuali sindaci hanno fatto, – scrivono gli amministratori – tradotto in articoli della bozza di statuto che si sta scrivendo, individuerà la nuova sede comunale in modo democratico e sulla base di criteri oggettivi e non solo guardando all’arroganza del più forte. E i paesi che si ritroveranno senza sede comunale potranno avere garantita la loro identità, comunque vadano le elezioni, anche grazie all’istituzione, presso le ex sedi comunali, di “Municipi” che continueranno ad erogare servizi all’utenza debole e saranno il simbolo di vitalità del vecchio Comune. Abbiamo istituito le figure dei “Prosindaci” e di “consultori”, individuati in persone residenti nell’ex comune, che garantiranno la rappresentanza dei loro territori e della loro gente nel Consiglio comunale del nuovo Comune e saranno i portavoce autorevoli dei bisogni dei cittadini”. (nella foto qui a sinistra, un particolare di Grantola)
“Stiamo cercando di tutelare le forme di associazionismo locale in modo che dopo la fusione possano costituire la continuità e la memoria dei loro territori – concludono i sindaci – cercando anche di sfruttare al meglio le professionalità degli attuali dipendenti comunali in modo che non siano penalizzati dai cambiamenti e che possano poi lavorare insieme motivati e gratificati”, il tutto tramite “ogni forma di comunicazione (assemblee, giornalini, contatti diretti, forum) rivolte ai cittadini alle associazioni e alle realtà portatrici di interessi, affinché tutti possano essere informati e tutti possano esprimere la loro opinione a favore o contro”.
La lettera termina con un auspicio: “Speriamo che chiunque altro si vorrà presentare nella prossima primavera alle elezioni del nuovo comune, speriamo lo faccia proponendo programmi, oltre che di buon governo, volti anche e soprattutto a garantire l’identità e la rappresentatività dei comuni più piccoli. Altrimenti lo sforzo fatto fin qui sarà stato vano.

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Pubblicato il 21 Ottobre 2013
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