Adelina, fuggita dalla strada salvata da “angeli in divisa”

Presentato in Questura il libro che racconta la storia della giovane donna albanese un tempo schiava del racket. Oggi è "Libera" ma rischia l'espulsione

Nelle parole di Adelina c’è molta purezza e ingenuità, nonostante i terribili ricordi. Nella sua vita la parola normalità non è mai esistita: o violenza o dolcezza, o schiavitù o libertà, o angeli o demoni.

Dieci anni fa è venuta dall’Albania come schiava del racket della prostituzione, quando era poco più che una ragazzina, dopo essere stata sequestrata, violentata e trasformata in una prostituta.
Oggi ha 25 anni e di quel passato terribile rimangono una volontà di ferro nel difendere la libertà ritrovata, una lucida consapevolezza del suo cammino e un libro  appena pubblicato: “Libera dal racket della prostituzione”, in cui racconta la sua vita e i cui proventi saranno devoluti in beneficenza.  (foto sopra: Adelina con l’ispettore Luigi Manco)

La presentazione del suo libro si è svolta in questura a Varese, accanto a quelli che Adelina chiama continuamente «i miei angeli». Sono gli agenti di polizia, il capo della Squadra mobile, gli operatori della comunità di recupero di cui era ospite, i carabinieri, il giornalista di Telesettelaghi, Mauro Cento, che ha curato la prefazione del libro e l’ha aiutata a scriverlo. Insomma tutti coloro che hanno contribuito a realizzare il suo sogno di libertà. Già perché la sua libertà è il frutto della sua caparbia determinazione, dell’applicazione dell’articolo 18 del testo unico che disciplina l’immigrazione in Italia, ma soprattutto della tenacia con cui le forze dell’ordine l’hanno aiutata, difesa e accolta.

«I miei angeli – dice rivolta agli agenti di polizia – mi hanno aiutata quando avevo bisogno. Mi hanno comprato le medicine, pagato i biglietti del treno, dato da mangiare quando avevo fame. Loro fanno bene il loro lavoro, mi è capitato di chiamarli nel cuore della notte. Ci sono sempre, perché loro sono degli angeli e si organizzano. Sono la mia famiglia, mio padre e mia madre, i miei fratelli e i miei amici. Sono tutto per me».

Di Adelina colpisce la forza di volontà e lo sguardo. «I miei occhi hanno visto tanto e molto non è stato bello da vedere» dice Adelina. I suoi occhi truccati di nero, così grandi e profondi, così stridenti sulla camicetta bianca e il corpo minuto, sono lo specchio di quell’esistenza.

Prima del libro aveva preparato un opuscolo su come uscire dalla schiavitù e dalla prostituzione, realizzato in formato tascabile, in modo che le giovani prostitute potessero tenerlo in tasca all’insaputa dei propri sfruttatori. Ha anche costruito un sito internet dove racconta la sua storia e ha in mente una pubblicità progresso per aiutare le ragazze di strada.
Quella che si trova di fronte ora, però, è una nuova prova da affrontare: il ricorso sulla sua richiesta di cittadinanza italiana. Infatti a causa di una condanna per ricettazione quando era ancora in schiavitù, la sua richiesta è stata rigettata. «Ho fiducia nelle istituzioni, bisogna credere nelle istituzioni. Io ho incontrato i poliziotti migliori del mondo. Bisogna vivere da cittadini, in comunità, aiutandosi l’un l’altro».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 23 Settembre 2005
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