Elena Brusa Pasquè, ovvero l’utopia del suono perfetto
Intervista con l'architetto che ha progettato la conchiglia acustica del teatro Fraschini di Pavia
Per molti addetti ai lavori l’aula del Senato, rivestito interamente in legno, è perfettamente compatibile al suono orchestrale più di quanto lo siano altri spazi deputati all’attività concertistica. In Italia, tra le voci dell’immenso patrimonio artistico, vi è quella, considerevole, dei teatri; teatri cosiddetti di tradizione, la cui caratteristica è quella di essere nati per il melodramma, più affine al dna nazionale, piuttosto che per la musica da camera o sinfonica, appannaggio di tradizioni nord europee. Spazi splendidi, naturalmente, a firma dei migliori architetti del passato. Con il piccolo «peccato» originario: rispondere meglio al vibratino vocale che alla tavolozza timbrica degli strumenti. Cattiva acustica significa mancanza di colore ed espressione dinamica del suono: è come parlare controvento, tutto si disperde. Ecco perché il progetto di conchiglia acustica presentato dalla studio Brusa Pasquè e realizzato per il teatro Fraschini di Pavia assume un’importanza del tutto significativa nell’ottica di una politica di sensibilizzazione culturale.
«Gli esperti in materia hanno affermato che con l’inserimento della conchiglia acustica siano state ripristinate le condizioni che si presume avesse realizzato l’architetto Bibiena, progettista del teatro», commenta con soddisfazione Brusa Pasquè. Giustificato dunque anche l’entusiasmo tra gli addetti ai lavori del teatro pavese. «L’intera orchestra di Mantova ha voluto verificare la nuova qualità del suono del Fraschini», prosegue l’architetto «e non è improbabile che una soluzione simile possa essere definita in tempi brevi anche presso l’auditorium mantovano». Anche le maschere del teatro a quanto pare si sono rese conto del cambiamento acustico: «Preoccupate sono venute a dirmi che adesso dovranno abbassare il tono di voce in sala. E questo mi ha fatto molto piacere». Naturalmente il più felice è Antonio Sacchi direttore del teatro Fraschini: «Il progetto Brusa Pasquè è stato scelto sulla base di una ottimizzazione economica, che nella gestione di un teatro è cruciale, ma sopratutto per le sue caratteristiche sperimentali. I nostri abbonati sono un pubblico di intenditori; su loro suggerimento abbiamo intenzione di apportare alcune modifiche. Ma, è quasi imbarazzante che lo dica io…, dai grandi musicisti che sono sin qui transitati a suonare nel nuovo impianto, da Enrico Dindo ad Aldo Ceccato a Gianandrea Noseda, abbiamo avuto solo gratificazioni per la nostra scelta». |
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