«CCR sito sicuro, e vi spieghiamo il perché»

Viaggio nell’Area 40, sito di stoccaggio di scorie nucleari presente in provincia di Varese all’interno del Centro Comune di Ricerca dell’Ue

Sono alcune decine di metri cubi di “rifiuti solidi”, come vengono chiamati. Bidoni, a decine, contenuti in hangar di cemento armato, in mezzo ad un’area verde al limite sud del Centro Comune di Ricerca di Ispra (nella foto, l’ingresso). Ma anche “pozzi romani”, vale a dire buchi nel cemento armato che contengono grandi contenitori dove alloggiano le scorie. E’ l’Area 40, il sito che serve per custodire il  frutto del lavoro dei tre reattori nucleari spenti presenti nella struttura. Ma si tratta di un’area sicura? E, soprattutto, viene mantenuto alto il livello di sicurezza per le persone che vi lavorano?
La domanda è stata sollevata più volte sia in relazione alle minacce terroristiche per la realizzazione di ordigni che contengono materiale radioattivo – le cosiddette “bombe sporche” – sia per le lamentele sollevate da alcune guardie giurate che hanno posto all’attenzione dell’opinione pubblica la questione.
Certo, arrivare all’Area 40 non è semplice. La zona, infatti, si trova all’interno del Centro Comune, e quindi per accedervi è necessario superare diverse soglie, prima fra tutte quella degli ingressi, sempre sorvegliate. Poi per arrivare all’area è necessario superare un’altra barriera dotata di sensori e video sorvegliata. Una barriera “fisica” con guardie armate e portoni chiusi a chiave.
«E’ facile accorgersi di come sia difficilissimo arrivare in quest’area senza esserer notati e fermati – spiega il dottor Celso Osimani, responsabile della sicurezza nucleare del centro – ma soprattutto sottrarre materiale tossico, per la maggior parte posto sotto terra e dal peso di tonnellate».
I rifiuti stimati sono diverse decine di metri cubi e sono presenti al centro solo temporaneamente. Le scorie vengono in continuazione controllate e “caratterizzate”: si tratta di procedure che servono a garantire che non vi siano dispersioni di alcun genere, ma soprattutto a indicare la provenienza, il trattamento e il percorso di ogni bidone. L’allocazione delle scorie a Ispra non è infatti “definitiva”: tutti i rifiuti nucleari italiani dovranno infatti arrivare in un unico centro a livello nazionale che avrà l’obiettivo di raccoglierli. Le resistenze mosse dall’opinione pubblica attorno alle scelte di individuare un sito sicuro – vedi Scanzano Ionico – hanno bloccato tutto e per il momento, quindi, le scorie resteranno a Ispra che comunque, come conferma lo stesso Osimani, non ospita materiale proveniente dall’esterno, né potrà ospitarne in futuro.
Entrare in un deposito di scorie nucleari mette certamente soggezione, e un po’ di timore (nella fotodi repertorio, bidoni di scorie). Ma all’ingresso dell’area vengono distribuiti i dosimetri. Sono strumenti elettronici che rilevano la radioattività. Entriamo in un grande hangar che contiene decine di fusti, dove il responsabile spiega il contenuto e le modalità di conservazione. Ci restiamo un quarto d’ora. All’uscita il dosimetro è negativo: non sono stati rilevati livelli di radioattività rilevanti. Neppure il macchianrio che analizza i livelli di radioattività alle mani e ai piedi rileva alcunchè. «Una decina di giorni fa alcune guardie hanno contattato il personale reperibile durante un turno di notte perché il display dei dosimetri riportavano alcuni dati differenti dal solito  – conclude Osimani – . Il personale del centro è intervenuto ed ha appurato che si trattava di una normale radioattività dovuta alle condizioni climatiche e meteorologiche. Al CCR non è mai accaduto nessun caso di contaminazione radioattiva. Allo scopo di fugare ogni dubbio sulla sicurazza abbiamo comunque predisposto un corso di aggiornamento dedicato alle guardie giurate per spiegare loro il funzionamento dei dosimetri».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 18 Ottobre 2005
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