Pesce gatto: il nuovo padrone del lago

Sono arrivati dall’America del Nord hanno invaso l’Europa già a partire dalla fine dell’800, colonizzando prima il lago di Comabbio, e poi quello di Varese. La specie è diventata un vero e proprio flagello per i pescatori professionisti

Arriva con due secchi in mano e la rete sulle spalle, inseguito da una mezza dozzina di gatti. La "céra" non è delle migliori, il "negus" scuote la testa e butta lì: «Un quintale ne ho presi, mai vista una cosa del genere, al massimo ne tiravo fuori un 30-40 chili. Mo’ se ne foo de tutt qui pess gatt…non li vuole nessuno!» Storia di ieri mattina, Cazzago Brabbia ore 11, con Luigi Giorgetti che approda con il barchett stracolmo di pesci gatto, roba da rompere le reti, centinaia, migliaia, una massa marrone grigiastra che ribolle al sole di giugno.

Sono i nuovi padroni del lago di Varese, pesci che dall’America del Nord hanno invaso l’Europa già a partire dalla fine dell’800, colonizzando prima il lago di Comabbio, quindi, attraverso lo sbocco del canale Brabbia, quello di Varese. Dagli anni ottanta a oggi la specie si è riprodotta a dismisura fino a diventare un vero e proprio flagello e un incubo per i pescatori professionisti che non sanno più come disfarsene. Luigi è amareggiato: «Questo è il risultato del lago risanato, che spariscono persici e luccioperche e aumentano pesci gatto e carassi, che con le nostre acque non c’entrano nulla. Ormai siamo noi pescatori a essere fuori dal mondo nel continuare a gettare le reti senza garanzie di portare a casa pesce da vendere».

La globalizzazione colpisce anche la pesca, se è vero che nel lago di Varese convivono pesci americani come i persici sole e trota ("gobbini" e "boccaloni"), francesi quali il carassio, nostrani, pensiamo a luccio, tinca e persico reale, mentre dall’est è arrivato il terrificante siluro, in grado di raggiungere i 3 metri di lunghezza. Ma il pesce gatto (Ictalurus melas) conta su un’esplosione demografica mai vista, che ha portato l’Università dell’Insubria a occuparsi seriamente del problema e le comunità africane residenti sul territorio a drizzare le antenne, visto che la specie (il simile "African catfish" che abita acquitrini e paludi) costituisce una vera prelibatezza soprattutto per congolesi e ivoriani.

Già la fantasia corre a immagini di piroghe che solcano le acque di Bodio e Calcinate con pescatori di colore a gettare le reti all’alba e al tramonto. Per il momento gli immigrati, con l’aiuto dell’Anolf-Cisl di Varese (associazione che assiste i lavoratori extracomunitari) hanno organizzato la "Sagra del pesce gatto" nel parco di Ternate, per incentivare il consumo del pesce invasore e far conoscere ai bosini le prelibate ricette dei loro Paesi. «Per gli ivoriani soprattutto, il pesce gatto costituisce un’ottima fonte di cibo», spiega il presidente dell’Anolf, il senegalese Terry Dieng. «Noi senegalesi invece preferiamo il pesce d’acqua salata, visto che contiamo su uno dei mari più pescosi al mondo».

Ad arginare l’invasione dell’Ictalurus melas e ora anche dell’Ictalurus punctatus, più grosso e vorace, un laureando dell’Università dell’Insubria, Pietro Ceccuzzi, allievo del professore Marco Saroglia, ordinario di Ittiologia e Acquacultura. Pietro, appassionato pescatore, compie quotidiane ricerche al lago, aiutato dai volontari dell’Apd Tinella (Associazione pescatori dilettanti del Tinella) e dai fratelli Zanetti, Gianfranco e Giorgio, che queste acque conoscono centimetro per centimetro.

«L’idea di pescatori africani è senz’altro suggestiva, ma purtroppo impraticabile. La pesca sul lago di Varese è gestita dalla Mutua cooperativa pescatori che da anni gode della concessione esclusiva. Sono le antiche famiglie rivierasche, Giorgetti, Bossi, Nicolini, Zanetti ad avere il privilegio del gettare le reti, chi vuole pescare in barca paga loro un permesso semestrale o annuale previsto per una singola persona per naviglio», spiega Pietro Ceccuzzi. Per il momento quindi congolesi e ivoriani possono proporsi soltanto come consumatori di pesci gatto e invitare i varesini alla loro tavola per far conoscere e apprezzare le qualità gastronomiche di questa specie. Ottima cotta nel latte di cocco, oppure in carpione, o nel risotto con salsa piccante e a pezzetti nell’insalata di riso.

I pescatori professionisti più giovani, Gianfranco e Daniele Bossi di Bodio, si stanno "specializzando" nella pesca al pesce gatto, poi venduto ai consumatori extracomunitari al prezzo di 2,50 € al chilo. Il commercio si sta avviando giusto da quest’anno, fino al 2002 quintali di pesci gatto venivano smaltiti scavando buche nei boschi. Anche la "pesca miracolosa" del "negus" non è andata dispersa: alla "Sagra del pesce gatto" si sono cucinati ottimi filetti che gli organizzatori si sono precipitati a ritirare a Cazzago Brabbia, primo atto dello strano gemellaggio gastronomico tra Africa e Lombardia che promette curiosi e saporiti sviluppi.


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Pubblicato il 20 Giugno 2003
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