«Il giornalismo è dire la verità. Il resto è propaganda»
A Navarro Valls la laurea honoris causa dell'Insubria. Libertà, diritti e coscienza i valori fondamentali del portavoce del Vaticano
«La verità è inevitabile per chi nella vita ha scelto la strada del giornalismo. È un valore intimo, essenziale ed esistenziale e se manca non si comunica si fa propaganda». Poco prima di ricevere la laurea honoris causa conferita dall’Università dell’Insubria di Varese, Joaquim Navarro Valls parla di diritti, libertà, coscienza e insegnamenti. Nella manciata di minuti rubati dalla stampa prima dell’inizio della cerimonia racconta i suoi valori, quelli che hanno reso la sua persona e la sua professionalità amate e ammirate in tutto il mondo.
Navarro Valls non è stato solo la "voce" di Giovanni Paolo II ma soprattutto un amico vicino e fedele e lo si vede nelle parole, nello sguardo e nella luce che gli illumina il volto quando ne parla. Ricordarlo è inevitabile a quasi un anno dalla sua morte: «La sua figura è sempre illuminante. Sono più di ventimila le persone che ogni giorno arrivano in piazza San Pietro per pregare e rendergli omaggio. Sono pellegrini che provengono da tutto il mondo e che hanno una posizione culturale e religiosa che appartiene a territori estranei ai confini della religione cattolica. Sono convinto che tutto ciò non sia solo la conseguenza di un moto emotivo ma di molto di più».
E su questo insiste, parlando del messaggio di un Papa che è arrivato ben oltre i fedeli cristiani. «Quando mi si chiede del processo di santificazione io non so dire quanto tempo ci vorrà ma solo che non è stata necessaria la sollecitazione da parte delle persone che più delle altre lo hanno conosciuto per dar via a questo percorso, è stata un’iniziativa spontanea. E i messaggi di chi vuole partecipare e testimoniare sono moltissimi e arrivano anche da chi non è fedele o non appartiene alla nostra religione». È un motivo quest’ultimo che rende ancora più essenziale il ruolo della comunicazione. «Le società e la nostra società in particolare – ha concluso – hanno perso la loro omogeneità perché le parole nel tempo hanno mutato valenza e significato. Per questo la nostra epoca deve ricominciare dalla semplificazione e dalla chiarificazione dei termini e dei concetti. È questo il vero punto di partenza della trasmissione dei valori fondamentali».
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