Gli immigrati incontrano la politica
Iniziativa del Movimento Ubuntu, nato per dare una rappresentanza unitaria ai cittadini e alle associazioni delle diverse etnie presenti in città
Ivoriani, marocchini, filippini e senegalesi, ma anche ghanesi, siriani, uruguayani, peruviani e persino cinesi. Erano rappresentati tutti i colori del mondo oggi pomeriggio nel salone del Circolo di Belforte, dove il neonato movimento Ubuntu ha organizzato un incontro con i candidati varesini alle prossime consultazioni politiche ed amministratrive.
"L’immigrazione è una realtà di cui oggi non si può non tenere conto – ha detto Daniel Yapo Yapi, portavoce del nuovo movimento – Abbiamo organizzato questo incontro, il primo del genere nella nostra città, perché ci siamo resi conto che l’associazionismo etnico è forte sotto il profilo culturale, ma debole politicamente e finora non ha saputo dare una soluzione ai numerosi problemi che gli immigrati vivono".
A raccogliere l’invito del movimento Ubuntu sono stati Laura Prati (Ds), Maria Dolores Sessa (Verdi), Salvatore Giordano (An), Alessandro Alfieri (La Margherita), Angelo Zappoli (Rifondazione comunista) e Pippo Pitarresi (Comunisti italiani), che hanno presentato le proposte delle rispettive liste per l’immigrazione, e dialogato con i numerosi immigrati presenti.
Tre i punti su cui i rappresentanti di Ubuntu hanno chiesto ai candidati un preciso impegno: il trasferimento delle pratiche per i permessi di soggiorno dalle Questure ai Comuni, la possibilità di essere presenti in Consiglio comunale con un rappresentante degli immigrati, e, per quanto riguarda strettamente la città di Varese, un luogo dove le comunità straniere e il movimento Ubuntu possano ritrovarsi.
"La comunità immigrata della provincia di Varese – spiegano gli organizzatori dell’incontro – deve sapere che senza una sua partecipazione attiva alla vita culturale, politica e sociale della città non si potranno creare, insieme agli uomini di buona volontà locali, i giusti percorsi di integrazione. Questa partecipazione può contribuire a creare, tramite la valorizzazione del patrimonio culturale di cui ogni gruppo di immigrati è portatore, un progetto per la costruzione del mondo di domani, dove ognuno possa realizzarsi in armonia, senza sentirsi escluso dalla cittadinanza".
Un "manifesto" che è lo stesso del Movimento Ubuntu, nato a Varese da qualche settimana fa proprio per dare maggiore voce e visibilità agli immigrati presenti in città. "Un’iniziativa che non vuole assorbire le associazioni delle varie etnie – spiega Amani Jaques, rappresentante della Costa d’Avorio e referente degli immigrati per la Cgil di Varese – ma piuttosto costituire un coordinamento per tutti e rappresentare un punto di riferimento anche per quelle etnie che ancora non sono organizzate con uan propria associazione".
"Ubuntu, che è una parola sudafricana nata dopo l’apartheid, che vuol dire riconciliazione, non è un partito e non si schiera con nessuno – conclude Sayih M’Hammed, mediatore culturale e segretario dell’Anolf di Varese – ma è un interlocutore aperto al confronto con tutte le forze politiche e le istituzioni, con tutte le associazioni e le forze cittadine".
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