È tutta colpa di Moretti

La scoperta della Vespa a quarant'anni

È stata tutta colpa di Nanni Moretti. Il suo girovagare per le strade di Roma, così ben descritte nell’ultimo disco di De Gregori, con la mitica Px, ha lasciato un segno.
Non avevo mai guidato un scooter, o un motorino come si chiamavano quando ero ragazzino. Non mi appassionava, e poi avevo paura. Ricordo le corse aggrappato a qualche compagno di scuola quando si iniziava a scoprire il mondo oltre le mura della nostra città. Una di loro aveva un "vespino 50" e mi ricordo il suo orgoglio nell’esser diversa dagli altri per quel “motorino” così particolare.
Poi, d’incanto, il viaggio morettiano per quelle vie deserte in una Roma in piena estate mi ha fatto nascere il desiderio di provare. Detto fatto, una cara amica mi ha regalato la Px di sua sorella. E così a 40 anni è nata la mia passione per la Vespa. Una passione cresciuta di giorno in giorno e alimentata dalla conoscenza di Giorgio Bettinelli e dei sui tre libri per la Feltrinelli dove descrive con maestria le centinaia di migliaia di chilometri fatti percorrendo tutto il pianeta. Avventure dense di vita, di cultura, di storie.

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La Vespa di Moretti e Bettinelli 4 di 7

La Vespa è sinonimo di libertà, di contatto con il mondo non con i tempi di un cammino a piedi, ma con la possibilità di assaporare lo spazio con tutti i sensi.

Ho iniziato a girare il più possibile sulle due ruote senza però mai viverle come una moto veloce. Viaggi anche di lunghe percorrenze senza mai prendere le caotiche autostrade, ma preferendo strade minori, secondarie, magari a contatto con la campagna. Ho così incontrato la magia di alcuni luoghi in Toscana, in Liguria, in Piemonte, oltre ai nostri laghi e ai valichi alpini della vicina Svizzera. L’emozione di costeggiare il Bernina in cima all’omonimo passo e tante altre località vissute con tempi più vivibili. Una dimensione che permette di riscoprire il gusto del viaggio che non è più semplice trasferimento, ma emozione pura.

La Vespa non è poi uno scooter qualsiasi. Ha un’identità fortissima. Un oggetto di cult vero e proprio e non ho messo molto a scoprilo dopo essermi fatto stregare dalla nuova Granturismo. Nei primi giorni tanta gente mi fermava chiedendomi come mi trovavo, come andasse e se non sentivo la mancanza delle mitiche marce. Un modello o l’altro rimane una questione di intenditori, quello che invece appartiene a tutti qulli che girano in Vespa è il gusto di muoversi senza lo stress della velocità e con una sensazione di libertà che non ha pari.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 21 Aprile 2006
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